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Toirano, ancora guai per il mercatino del baratto: “Il Comune vuole farci chiudere, ma noi continuiamo” fotogallery

A ottobre scorso i gestori erano stati colpiti da una sanzione pari a tremila euro. Ma ora ci sono novità

Toirano. Un’ordinanza di chiusura, una multa da tremila euro, l’obbligo di “ripristinare i luoghi” e un ricorso al Tar e al presidente della Repubblica. Sono queste le ultime novità riguardanti la querelle tra il Comune e la polizia municipale di Toirano e “Lo scambio e baratto Toirano – Gas Famiglia ”, il mercatino del baratto e dello scambio allestito in un magazzino lungo la provinciale da Michele De Francisci.

A ottobre scorso gli agenti della municipale avevano notificato a De Francisci un verbale di sanzione amministrativa in quanto “esercita attività di agenzia di affari senza la prescritta licenza il cui rilascio è competenza del Comune”. Tale attività era esercitata “in forma continuativa ed imprenditoriale” ed era “contraddistinta dall’instaurazione di trattative per la conclusione di affari altrui con abitualità ed a scopo di lucro, ovvero ritiro in conto vendita di oggetti usati con ricavo, in percentuale, da parte della gestione al momento della vendita nonché versamento di una quota in denaro per accedere al servizio”.

“In altri termini – spiegava De Francisci a IVG.it – ci accusano di svolgere attività di agenzia di mediazione e di realizzare degli introiti attraverso la vendita degli oggetti e tramite le quote di iscrizione dei nostri ‘soci’. Ma noi non facciamo niente di tutto questo: le quote degli iscritti ci permettono di pagare le spese di gestione (e spesso neanche tutte) e ogni scambio e ogni baratto avviene in forma del tutto gratuita. La merce che teniamo qui non è in ‘conto vendita’, ma viene custodita finché non trova un nuovo proprietario, che se la porta a casa gratis semplicemente lasciando a sua volta qualcosa. Qui non girano affatto soldi”.

Nel corso dei mesi la querelle tra l’imprenditore e il Comune di Toirano è andata avanti e si arricchita di nuovi “colpi di scena”. Innanzitutto, De Francisci si sente “perseguitato”, in quanto “gli agenti della polizia municipale hanno effettuato ripetuti sopralluoghi presso il mio magazzino, chiedendo a chiunque vi si trovasse all’interno di esibire i documenti e di fornire informazioni riguardo l’attività. Ovviamente i miei collaboratori non sono informati quanto me circa le modalità in cui viene condotta questa attività, perciò reputo questo tipo di controlli tutt’altro che corretti. E hanno causato notevole disagio nei confronti di chi lavora con me: si tratta di persone in difficoltà, che stiamo cercando di aiutare fornendo loro una piccola entrata economica. Invece di darci una mano, il Comune ci sta mettendo in difficoltà”.

Di recente, poi, sono entrati in scena i vigili del fuoco: “L’amministrazione comunale – spiega ancora De Francisci – ha chiesto ai vigili del fuoco di effettuare un sopralluogo per valutare la sicurezza della struttura e il rispetto delle norme antincendio all’interno del magazzino. Tempo fa abbiamo effettuato alcuni lavori edili che hanno interessato sia l’interno (con la realizzazione di tramezzature per ricavare diversi ambienti) che l’esterno del magazzino (abbiamo aperto alcune finestre e cambiato la posizione di una porta sulla facciata). Questo nell’ottica di aprire, in futuro, un’attività di parafarmacia. Per diversi motivi, non tutti dipendenti da noi, questa ipotesi è venuta meno. Il Comune, però, ci ha contestato la regolarità dei lavori e ci ha intimato il ripristino dei luoghi”.

Ma non solo: “L’amministrazione ha chiesto ai vigili del fuoco di verificare che la presenza di materiali all’interno degli ambienti non costituisse potenziale causa di incendio. Detto che i materiali usati per la costruzione delle parti in muratura, sia le solette che le pareti che le nuove tramezzature, sono assolutamente aderenti alla normativa (e, anzi, la loro resistenza al fuoco più che adeguata) e che la quantità di materiali presente all’interno dei magazzini è molto al di sotto dei limiti, questi controlli non dovevano avere luogo: l’ambiente, infatti, ha una superficie inferiore ai 400 metri quadri e quindi non può essere oggetto di questo genere di verifiche”.

“Tra l’altro – prosegue De Francisci – prima di ospitare il mercatino del baratto, questi locali (di cui sono proprietario) hanno ospitato negli ultimi trent’anni molte altre attività. Se non fossero stati idonei all’uso commerciale non avrebbero avuto alcuna utilizzazione”.

Insomma, una serie di controlli e verifiche che hanno spinto De Francisci a fare ricorso al Tar e a valutare la strada del ricorso al presidente della Repubblica e che sono con la richiesta, da parte del Comune, di eliminare tutti i materiali contenuti all’interno del magazzino e cioè gli oggetti che i soci de “Lo scambio e baratto” volevano cedere: “Abbiamo 609 soci – spiega De Francisci – che mi hanno lasciato in custodia i loro beni. E ora l’amministrazione comunale vorrebbe che io li gettassi in discarica. Ma tutto questo non succederà. Se avessi rispettato le indicazioni del Comune io avrei già dovuto chiudere, ma non l’ho ancora fatto. La nostra è un’iniziativa sociale che non porta guadagni in termini di denaro. Noi vogliamo solo cercare di aiutare chi si trova in una condizione di difficoltà e incentivare la cultura del riciclo e del riutilizzo degli oggetti e dei materiali”.

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