Dramma senza fine

Tante fabbriche chiuse per crisi a Vado Ligure, famiglie in emergenza bussano in Comune

Molte persone sono emigrate all'estero pur di trovare un lavoro e assicurare la sopravvivenza della loro famiglia

Tirreno Power, "girotondo di fantasmi" davanti ai cancelli

Vado Ligure. Fornicoke, Ocv, Tirreno Power, Isoltermica. Fabbriche chiuse e famiglie in crisi tanto che ogni giorno decine di persone bussano alla porta del Comune per chiedere aiuto: per pagare bollette, per fare la spesa e per pagare gli studi ai propri figli.

Il dramma di centinaia di persone che un tempo erano occupate nelle industrie storiche della Valle di Vado ora si riversa sull’ente pubblico. Una vera emergenza sociale che negli ultimi tempi sta assumendo dimensioni decisamente preoccupanti. La crisi aveva colpito, a metà degli anni Ottanta, la Fornicoke che, negli anni di massima espansione contava punte di 1000 – 1300 lavoratori, livelli di occupazione oggi impossibili da raggiungere anche per grandi colossi industriali. Poi via via hanno dovuto chiudere i cantieri navali vadesi, l’Ocv e la Nuova Isoltermica.

La mazzata finale è arrivata dopo il sequestro dei due gruppi a carbone della centrale: tra lavoratori diretti ed indiretti ha lasciato a casa 800 dipendenti. E così una fila interminabile di cinquantenni e giovani rimasti senza lavoro si presentano in Comune per avere un sostegno economico. Altri che non hanno il coraggio di chiedere aiuto in Municipio si rivolgono nelle parrocchie e da amici. Un’emergenza senza fine che ha spinto molte persone ad emigrare anche all’estero pur di trovare un lavoro e assicurare la sopravvivenza della loro famiglia.

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