L'attacco

Apertura della pesca in acque interne, la protesta dell’Enpa: “Non è attività educativa e ricreativa”

L'accusa: "Ormai le acque interne liguri sono divenute acquari in cui nuotano per qualche giorno poveri pesci d'allevamento, immessi per promuovere il 'turismo ittico'"

Savona. “Un triste regalo a danno dell’ambiente e degli animali fatto ai pescasportivi, in analogia a quanto si fa per i cacciatori, con carnieri giornalieri assolutamente ricchi e misure minime dei pesci catturabili troppo piccole”. Così la Protezione Animali savonese interviene in merito all’apertura, fissata per domani, della pesca nelle acque interne

“La legge, approvata quasi all’unanimità dai partiti di destra e sinistra uniti nel 2014, ha eliminato la licenza di pesca, sostituita dalla sola ricevuta del versamento di una tassa, veramente ‘popolare’ e che non andrà a favore dell’ambiente ma sarà quasi interamente devoluta alle associazioni dei pescatori; gli over 65 ne pagheranno metà e nulla i ragazzi fino a 16 anni ed i disabili, secondo il principio improponibile della pesca come attività ricreativa ecocompatibile ed educativa; ma sensibilità e buon cuore dovrebbero convincere che uccidere animali per svago non può e non deve essere insegnato e favorito tra i giovani, nelle scuole e nelle manifestazioni di cosiddetta ‘beneficenza’, mentre la scienza ha confermato che anche i pesci provano dolore” attaccano dall’associazione animalista.

“Ormai le acque interne liguri sono divenute acquari in cui nuotano per qualche giorno poveri pesci d’allevamento, immessi per rimpiazzare la preziosa fauna originaria quasi ovunque sparita (circa 80 quintali, quest’anno, a spese della Regione, cioè di tutti i cittadini), solo per promuovere il ‘turismo ittico’, ovvero attirare nelle vallate dell’entroterra persone indifferenti ai delicati equilibri biologici dei corsi d’acqua. Norme che, secondo la Protezione Animali savonese, dovrebbero fare imbestialire anche i vecchi pescatori locali, legati al territorio e conoscitori dei torrenti e dei laghi, ai quali un turismo ‘mordi e fuggi’ sottrarrà quel poco di pesci sopravvissuti ai loro ami, all’inquinamento ed a lavori idraulici inutili o scorretti” spiegano dall’Enpa.

“Quasi scomparsa la vigilanza, per il ridimensionamento della di Polizia Provinciale ed il passaggio del Corpo Forestale dello Stato all’arma dei Carabinieri; saranno quindi praticamente solo presenti, oltre alle guardie delle associazioni dei pescatori, le guardie zoofile volontarie dell’ENPA, alle quali da anni viene negato dalla Prefettura di Savona il porto d’armi, in un ambiente sempre più pericoloso per il crescente bracconaggio ittico operato sia da disperati emigrati dai paesi dell’est che da valligiani doc. Segno evidente dello scarso interesse delle istituzioni pubbliche verso la salvaguardia dei meravigliosi torrenti e laghetti dell’entroterra e degli animali acquatici che tentano di viverci” concludono dalla Proteziona Animali Savonese.

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