La lettera

Pronto soccorso, cronaca di una lenta agonia. Il racconto: “La professionalità di medici e infermieri non basta”

Il racconto del capogruppo Pd di Loano Gianni Siccardi che denuncia la difficile situazione in una struttura di emergenza fondamentale per la sanità savonese

Pronto soccorso Santa Corona

Pietra Ligure. Una testimonianza diretta, la cronaca di una delle tante agonie vissute nell’emergenza sanitaria di questi giorni al pronto soccorso dell’ospedale Santa Corona di Pietra Ligure, ma non per negligenza o altro, ma per il solo fatto delle carenze strutturali e di personale che un reparto come il pronto soccorso del nosocomio pietrese deve affrontare quotidianamente.

Il racconto arriva dal capogruppo del Pd di Loano Giovanni Siccardi, che ha voluto rendere pubblica la storia che lo ha visto protagonista: “Sono le 16,30 di giovedì 12 gennaio: il medico curante prescrivere l’immediato ricovero di un nostro congiunto, colpito da una forte forma di anemia. Giunti al Pronto Soccorso del Santa Corona, ci rendiamo immediatamente conto che l’attesa per accertare l’effettiva gravità della malattia non avrà certamente tempi brevi. Stimati ad occhio non sono meno di 60 i pazienti che hanno le nostre stesse aspettative. In attesa che venga definito il codice di gravità, il malato viene fatto accomodare su una barella. Immediati i primi prelievi, in attesa del colloquio con il medico”.

“Intanto sono arrivate le 19:30 e con grande imbarazzo ma con alto senso civico, il medico di turno informa parenti ed ammalati che le attesa saranno notevolmente dilatate e che il ricovero, per saturazione dei posti letto nei vari reparti, pressoché impossibile. Privi di ogni forma di alternativa, attendiamo per arrivare dopo un’altra ora al colloquio con il medico; si conferma l’anemia ed altri gravi scompensi, ma perentoriamente viene ribadita l’assenza di un posto letto nei reparti e per la notte al Pronto Soccorso viene richiesta la collaborazione dei familiari; praticamente lo devi assistere” racconta ancora Siccardi.

“Inizia il calvario notturno, nostro come quello degli altri: la barella viene cambiata con un’altra più spaziosa, ma le necessità di una costante sorveglianza sul paziente si accrescono di ora in ora. In queste lunghe ore notturne osservi ed apprezzi che la macchina sanitaria, interpretata dal genere umano, non si arresta mai neanche di fronte a questa babele di malati e parenti stipata in ogni luogo, che hanno bisogno di tutto. Arrivi a comprendere anche del perché tutto questo personale ha come costante il continuare a fare il proprio dovere senza alzare mai gli occhi; incrociare gli sguardi altrui vorrebbe dire prestarsi anche ad un supporto psicologico, in una notte dove ciò non è possibile”.

“Tra trasfusioni, medicinali ed accertamenti diagnostici arriviamo alle 6 del mattino: il nostro congiunto va in arresto cardiaco, all’improvviso è un brulicare di dottori e infermieri che cercano ad ogni costo di salvare l’anziana vita. Il medico nel mezzo di tutto questo riesce anche ad informarci su cosa sta avvenendo, il codice è diventato rosso ma in sostanza permane l’assenza di un posto letto; il calvario proseguirà sulla barella al pronto soccorso. Ma entra in campo una variante inaspettata: l’umanità. Ci viene riservata una sala medica per meglio assistere l’infermo, non solo ci vengono date indicazioni sul funzionamento delle macchine a cui è stato attaccato; un modo molto garbato che ci insegna a gestire psicologicamente il trapasso”.

“Ore 8.00 di venerdì 13 gennaio: il nostro congiunto ha cessato di vivere” afferma tristemente il capogruppo Pd di Loano.

“Questa storia, che al momento accantoniamo, potrebbe non avere un senso, se chi scrive non avesse anche nel piccolo responsabilità politiche; quindi, è forte il desiderio da una parte di salvaguardare e testimoniare a favore di chi ogni giorno cerca di dare dignità al proprio lavoro (prodigandosi con professionalità ed umanità per rendere meno disagiato un servizio) di per se stesso già abbastanza compromesso, dall’altra parte corre l’obbligo di denunciare categoricamente che sotto il profilo politico ed amministrativo la sanità (questa volta in minuscolo) ha raggiunto uno stato di degrado così assoluto da avvicinare i servizi offerti ad un aggregato di non senso”.

“Diventa inspiegabile che strutture come quelle del Santa Corona debbano patire l’insulto di non essere ritenute adeguate al fabbisogno e quello che stride, in maniera clamorosa, che siano soprattutto inascoltati tutti gli appelli che in primo luogo giungono dal settore. Il potere politico è obbligato ad una risposata che vada oltre gli opposti schieramenti” precisa ancora Siccardi.

“La Sanità, come l’Italia, ha necessità in primo luogo di competenze, di capacità organizzative e gestionali, di persone che si identificano in un progetto preciso e che sentano forte la responsabilità di realizzarlo, senza temere che la collaborazione di tutti diventi inciucio per qualcuno. Riprendiamo la storia, che abbiamo provato a proporre come solo atto di testimonianza, ma come tutte le deposizioni acquista valore solo se sono identificati gli autori. Chi scrive e parla nome di tutta la famiglia è riconoscibile in calce, il caro congiunto che abbiamo perso è Ottavio Ingravallo. Di lui ci piace ricordarlo con le parole del Suo Medico curante, Italo Benvenuti, che si è così semplicemente espresso:…abbiamo perso un signore”.

“Noi parenti ne siamo tutti consapevoli, ma il messaggio che ci premeva trasmettere, come poc’anzi detto, non è certamente privato; volevamo cogliere solo lo spunto per ricordare che nel momento in cui un Signore ci lascia altri Signori, in mezzo a difficoltà che solo parzialmente siamo riusciti a raccontare, continuano ad adoperarsi giorno dopo giorno per la salute di tutti. Possono le sovrastrutture riconoscersi nella nostra gratitudine?” conclude l’esponente del Pd loanese.

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