Savona. Sembrano dei normalissimi parcheggi, in grado di contenere ognuno due auto una davanti all’altra. Anzi, a dirla tutta sembrano costruiti apposta: il marciapiede rientra, per terra c’è disegnata la linea bianca, e le dimensioni sono esattamente quelle di uno stallo progettato e realizzato per due auto. Ed invece sono semplici “rientranze”, senza alcuna apparente funzione se non quella di trarre in inganno gli automobilisti. Che puntualmente ci cascano, e si prendono la multa.
In parecchi sono già caduti, in queste due settimane, in quelli che i residenti di Piazza del Popolo a Savona hanno ribattezzato “parcheggi trappola”. Dopo mesi di calvario per chi abita da queste parti, fatto di strade chiuse e sporcizia, la fine dei lavori (quantomeno per quanto riguarda la parte viabile) e la riapertura al traffico sembravano poter porre fine alle polemiche. Ed invece, da quel giorno, a tenere banco sono quelle rientranze tra un palo e l’altro.
Sono molte, costantemente occupate da auto nonostante l’evidente cartello di divieto. E le multe fioccano. Secondo i residenti la ragione è semplice ed evidente: quelle rientranze hanno “le sembianze” di un parcheggio. Anzi, a dirla tutta sembrano proprio fatte apposta.
Abbiamo quindi fatto un “esperimento”, andando in zona con una ignara automobilista (donna, libera professionista, sulla quarantina) ed invitandola a cercare un posto. I “parcheggi trappola” erano tutti occupati tranne uno, libero per metà: “Che fortuna, un parcheggio”. Lanciamo l’esca: “Sì, però lì c’è un cartello di divieto…”. Lei scende, osserva lo spiazzo, scruta il cartello e sentenzia: “Si riferirà a qualcos’altro”.
La nostra “cavia”, alla fine, è giunta addirittura alla conclusione che fosse sbagliato il cartello, tanto sembrava assurdo il pensiero che quegli stalli, larghi come un’auto e lunghi come due, potessero essere qualcosa di diverso da un posteggio. E come lei ci sono cascati in tanti: al nostro arrivo tutti gli stalli erano occupati, lungo tutto il perimetro. Da auto destinate, evidentemente, ad essere multate. Complice probabilmente la riga bianca: in realtà è quella della carreggiata (e infatti costeggia anche il marciapiede), ma contribuisce a trarre in inganno l’occhio rendendo quel rettangolo ancora più evidente.
Difficile capire la ragione per cui siano stati realizzati quelli slarghi. Ma chi li ha concepiti? Per un residente è stato “l’assessore all’Urbanistica, Piero Santi” (che in realtà ha i Lavori Pubblici, mentre l’Urbanistica è di Massimo Arecco, ndr), per un altro “lui non c’entra nulla, li ha decisi quello che c’era prima, Livio Di Tullio”. I colpevoli variano, ma alla fine nel calderone finiscono genericamente i vigili ed il Comune: “Devono fare cassa…”. Di sicuro le ragioni sono altre, ma di certo i “parcheggi trappola” non aiutano a fugare i dubbi.