Morte sul lavoro

Tragedia al pontile San Raffaele di Vado: chiesti 10 rinvii a giudizio

La decisione del gup Francesco Meloni, per un difetto di notifica, è slittata a marzo 2017

Vado L. Slitta a marzo, a causa di un problema di notifica in udienza preliminare, la decisione sulle richieste di rinvio a giudizio avanzate dal pm Giovanni Battista Ferro per l’incidente mortale sul lavoro che si verificò il 27 maggio del 2013 al pontile San Raffaele di Porto Vado.

Quel giorno un operaio di 44 anni, Marco Vallarino, manutentore meccanico della Demont, perse tragicamente la vita precipitando da un carro ponte. Un incidente per il quale il pm ha chiesto il rinvio a giudizio per omicidio colposo aggravato dalla violazione e carenze dei sistemi di sicurezza sul posto di lavoro per dieci persone.

Si tratta di Marco Corbellini, presidente Cda del Tri; Maria Emanuel Lindeman, olandese, e Maurice Reybroeck, belga, entrambi consiglieri del cda di Tri; Roberto Benini, di Trescore Balneario, direttore operativo del terminal Rinfuse; Carlo Ferro, di Quiliano, direttore del pontile San Raffaele; Giancarlo Vallarino, di Quiliano, coordinatore della manutenzione elettrostrumentale e meccanica del Pontile; Mirco Vecchio, di Savona, responsabile servizio manutenzione meccanica delle attrezzature del Pontile; Matteo Agnese, di Millesimo, procuratore speciale della Demont, incaricata in sub appalto della manutenzione; Giovanni Fresia, di Millesimo, dirigente Demont e responsabile della commessa per il pontile San Raffaele; Stefano Bologna, di Millesimo, capo cantiere Demont.

Inoltre il pm ha contestato anche la responsabilità amministrativa del Terminal Rinfuse Italia spa (contestazione per la quale la società dovrebbe patteggiare). Secondo la ricostruzione della Procura, Vallarino quel giorno aveva fatto un volo di circa dieci metri, terminato in mare, ma dopo aver impattato con un “travone orizzontale” al primo piano e poi sulla banchina.

Gli inquirenti hanno ricostruito che Vallarino avrebbe dovuto sostituire “un cavo meccanico deteriorato presso lo scaricatore 2” insieme al collega Marco Lauro. Nel raggiungere il secondo livello del carro ponte però l’operaio era scivolato “perdendo l’equilibrio a causa della mancanza di misure di protezione collettiva anticaduta, in specie della necessaria protezione di ballatoio-ripiano di calpestio delimitato sui lati prospicienti il vuoto da parapetto normale con arresto al piede o difesa equivalente”.

Tanto che la Procura contesta agli indagati di non aver dotato la struttura delle protezioni di sicurezza necessarie e di non aver segnalato le carenze.

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