Bancarotta fraudolenta

Fallimento di “Al Saraceno Group”: l’imprenditore Massimo Medesani agli arresti domiciliari

Secondo le Fiamme Gialle effettuava spese personali con le carte aziendali e dirottava capitali nei paesi off-shore

Savona. L’imprenditore Massimo Medesani è agli arresti domiciliari. Il provvedimento cautelare, firmato dal gip Francesco Meloni, gli è stato notificato dai finanzieri del Comando Provinciale di Savona che hanno eseguito anche numerose perquisizioni.

Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Ubaldo Pelosi, sono scaturite a seguito del fallimento di alcune società, in ultimo la “Al Saraceno Group”, che si occupavano della gestione delle omonime strutture ricettive-alberghiere – anche di prestigio – nel ponente ligure, a Varigotti ed Alassio, e in Sardegna, a Stintino.

I finanzieri e la Procura hanno ricostruito le cause che, secondo la loro ipotesi accusatoria, hanno portato al dissesto le società e scoperto un complesso sistema illecito, attraverso cui l’amministratore, Massimo Medesani, avrebbe distratto ingenti risorse finanziarie, per un ammontare di oltre 220.000 euro, dalle casse societarie, attraverso varie operazioni illecite quali, ad esempio, la vendita simulata di arredamenti ed attrezzature varie ed il ricorso a frequenti ed ingenti prelevamenti tramite carte di credito e bancomat aziendali per sostenere spese di carattere personale.

Inoltre l’attività investigativa ha consentito di smascherare meccanismi fraudolenti più complessi ed articolati, dal drenaggio di ingenti capitali verso Paesi a fiscalità privilegiata, i cosiddetti “off-shore” (tra cui Principato di Monaco, Svizzera e Panama), camuffando tali flussi finanziari sottoforma di pagamenti per consulenze e prestazioni di servizi, di fatto, mai avvenute, per poter indurre in errore i creditori ed i terzi sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria delle società.

Medesani, adesso, dovrà scontare gli arresti domiciliari e rispondere del reato di bancarotta fraudolenta e documentale per aver – questa l’ipotesi della Procura – distratto beni e risorse per oltre 220.000 euro dalle società amministrate, e per aver “artefatto” scritture contabili e bilanci aziendali indicando debiti per circa 1,5 milioni di euro a fronte di una esposizione debitoria effettiva di circa 3 milioni di euro.

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