Lettera al direttore

Preoccupato

Albenga, Comitato Territoriale: lettera di un cittadino

comitato territoriale puc albenga

Albenga. Riceviamo e diffondiamo una lettera di un cittadino preoccupato per le conseguenze del PUC sul territorio.

Mi rivolgo al Comitato Territoriale perché ho sempre apprezzato il suo interessamento per la tutela del nostro territorio e, dopo aver seguito attentamente la presentazione del nuovo PUC di Albenga, mi trovo a riflettere sulle pesanti conseguenze che avrà per tutti noi.
Il territorio come bene comune, l’ambiente come risorsa non rinnovabile e non inesauribile sta prendendo sempre più piede nelle menti e nelle azioni di amministratori moderni e lungimiranti.
Amministratori che hanno a cuore il bene della propria città non solo dal punto di vista ambientale, ma anche dal punto di vista economico e occupazionale.

A noi semplici cittadini di Albenga piacerebbe pensare alla macchina comunale così: come una azienda gestita imprenditorialmente, non per il semplice profitto, bensì per il bene dei propri cittadini e a sostegno e incentivo di tutte le attività economiche, un luogo dove il contesto socio-economico diventa tessuto vitale per tutta la comunità.

Ad Albenga attività economiche strettamente interconnesse costituiscono un insieme vivace, in cui coesistono, si integrano e si sostengono vicendevolmente agricoltura, artigianato, commercio, terziario.

L’alternativa che ci propongono, con questo nuovo P.U.C., sono seconde case e insediamenti di nuovi albenganesi: “rumenta per le strade” e “traffico impazzito” non più per uno o due mesi all’anno, ma per tutto l’anno.

Per l’ennesima volta, ci troviamo dinanzi a scelte calate dall’alto e ispirate da tecnici “fantasiosi” provenienti da realtà completamente diverse dalle nostre. Realtà già violentate e distrutte, paesaggisticamente ed economicamente parlando, da scelte analoghe a quelle che dovrebbero (secondo loro!) essere di ispirazione per il futuro delle NOSTRE nuove generazioni.

Vedere trasformato un terreno agricolo in edificabile oggi non è un’opportunità, né per la comunità, né per un proprietario, sia che sia conduttore del fondo sia che ne sia proprietario e lo conceda in affitto.

Non tutti sanno, infatti, che su un terreno edificabile il proprietario conduttore potrà forse costruire palazzi (chissà quando e per chi?) ma non potrà più costruire una serra e, cosa ancora più grave, non potrà neanche più accedere a finanziamenti regionali ed europei per modernizzare l’impiantistica utilizzata su quel terreno.
Ovviamente qualcun altro quei fondi li utilizzerà.
Questo perché verranno deviati in altre zone e là potranno far muovere l’economia locale, là potranno essere utilizzati per dare lavoro a piccoli artigiani e aiuteranno quelle aziende a modernizzarsi e a creare nuova occupazione…. LA’ SI!…..ad ALBENGA NO!

Non tutti sanno che il proprietario non conduttore che concede in affitto un terreno edificabile ad una azienda agricola (e in tanti casi è quella di un parente o di un figlio) si ritroverà a pagare un conto ben salato.
Infatti, quando si parla di territorio ed ambiente, il pensiero corre spontaneamente ai giovani. Pensare a loro è forse la cosa più semplice e più naturale, ma pensiamo anche agli anziani.
Pensiamo a quelle persone che, dopo una vita di duro lavoro nei campi, si troveranno ad essere punite per il lavoro fatto, punite per aver voluto acquistare un terreno, punite per aver cercato di creare una sicurezza per la propria vecchiaia e per i propri figli.
Sì, punite perché, per un piccolo terreno acquistato con tanto sacrificio un pensionato agricolo, che non arriva a 500,00 € al mese, si ritroverà a pagare 2.000,00 € all’anno; per una successione un figlio (che faccia l’agricoltore o no!) dovrà sborsare fior di quattrini esclusivamente a causa di previsioni di crescita demografica sballate, strumentali e discutibili.

Questa politica del mattone che distrugge economia per nuove costruzioni determina inoltre una sostanziale perdita di valore del preesistente: chi comprerà più una vecchia casa o un appartamento in un palazzo degli anni “60 se sul mercato ci sarà una (ancora più ampia di adesso) disponibilità di nuove costruzioni?
Lasciamo questa riflessione agli attuali proprietari di case che già sono cittadini contribuenti di questo comune.

Certo in tal modo questa amministrazione, potrà mettere un pochino a posto i conti ed iniziare a rimpinguare le casse comunali, sconquassate dal susseguirsi di cattive gestioni e “interessanti iniziative” di “Finanza Creativa”.
Sempre tutto sulla pelle dell’ignaro cittadino che, distratto dal periodo vacanziero, ha visto perfezionare l’adozione da parte del Consiglio Comunale di un nuovo Piano Urbanistico devastante.
Ma qui il forno crematorio insegna, e a proposito di forno, ciò che a suo tempo la reazione popolare ha sbattuto fuori dalla porta oggi, con questo P.U.C., sta elegantemente rientrando dalla finestra!

Non sarà il caso di fare qualcosa prima che sia troppo tardi?

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