L'allarme

Si apre la caccia al cinghiale, i Verdi: “Ne aumenterà il numero, con danni all’agricoltura”

Caccia, cacciatore

Liguria. “Da molti anni diverse regioni italiane, e tra queste la Liguria, devono fronteggiare il grave problema dei danni causati all’agricoltura dal crescente e costante aumento del numero dei cinghiali. Aumento che si verifica nonostante l’intensificarsi dell’attività venatoria. Nei prossimi giorni si riaprirà la caccia, anche con il pretesto di ridurre il numero degli ungulati. Ma non è e non sarà così: gli studi scientifici seri lo dimostrano”. Lo fa presente il portavoce dei Verdi savonesi, Gabriello Castellazzi.

“Per ragioni di spazio non possiamo qui ripetere tutti gli aspetti negativi della caccia in generale – prosegue – non uno sport ma una crudeltà inutile, dannosa per l’ambiente, per l’agricoltura, per il turismo, eccetera. I cinghiali erano praticamente scomparsi nei primi decenni del ‘900, ma sono stati reintrodotti illegalmente in Italia proprio per favorirne la caccia e nel 2015 l’ISPRA (Istituto per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha stimato la loro presenza di circa un milione di capi. I cinghiali colonizzano rapidamente aree molto estese perché si riproducono velocemente: raggiunto il sesto mese di età, la madre partorisce in media una decina di piccoli”.

Il Prof. Carlo Consiglio – Docente di Zoologia presso l’Università La Sapienza – afferma: “La caccia disgrega i gruppi consolidati e contribuisce ad aumentare la fertilità della specie venendo meno il meccanismo della simultaneità dell’estro delle femmine”. “Alla stessa conclusione sono giunti altri ricercatori – rivela il portavoce dei Verdi – il Prof. Luigi Boitani -Docente di Ecologia Animale-, la Prof. Sabrina Servanty, che insieme ad un gruppo di biologi ha seguito per 22 anni la moltiplicazione dei cinghiali nel Dipartimento Haute Marne in Francia, il Biologo ungherese Vilmos Sanji, il Dott. Silvano Toso ex-direttore ISPRA, il Prof. Josef Reicholf: per tutti questi studiosi, molto preparati sul problema, la ‘pressione venatoria’ non impedisce l’accrescimento della popolazione, anzi aumenta fertilità della specie. Tutti sono invece concordi sul fatto che l’unica soluzione, veramente efficace per ridurre il numero degli ungulati, sia quella del controllo con anti-fencondativi, tecnica certamente costosa nella prima fase, ma unica veramente efficace e in grado di portare ad un riequilibrio ambientale futuro”.

“Dove sono gli studiosi che dimostrano il contrario? – si chiede Castellazzi – I Verdi savonesi, insieme a quelli genovesi, ritengono che certamente non sarà la caccia, né il cosiddetto ‘foraggiamento dissuasivo’ proposto dal Presidente del Consiglio Regionale Francesco Bruzzone a risolvere il problema. Ricordiamo che Bruzzone si preoccupa invece di punire severamente i cittadini anticaccia facendo inserire nella Legge 1/7/94 n. 29 una sanzione di 619,75 Euro ‘per chi volontariamente procura disturbo all’esercizio venatorio anche avvalendosi di strumenti atti all’allontanamento della selvaggina’. Per lui, per sfortuna nostra e dell’ambiente in cui viviamo, sono molto più importanti i voti dei cacciatori”.

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