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Inchiesta Tirreno Power: Uniti per la Salute, Medicina Democratica e Greenpeace si oppongono all’archiviazione

Le associazioni non concordano con la scelta dei pm: adesso toccherà al gip valutare se la richiesta è ammissibile oppure no

Tirreno Power operazione trasparenza

Savona. Un’opposizione all’archiviazione. E’ quella che nei giorni scorsi Greenpeace, Uniti per la Salute e Medicina Democratica Savona hanno presentato in tribunale nell’ambito dell’inchiesta sulla centrale Tirreno Power di Vado Ligure.

Dopo la notifica del nuovo avviso di conclusione delle indagini da parte della Procura di Savona, avvenuta lo scorso 20 luglio, nel quale i magistrati confermavano le accuse per 27 persone (tutte legate all’azienda Tirreno Power), ma chiedevano l’archiviazione nei confronti di altri degli iniziali indagati, le associazioni hanno scelto di procedere con questa contromossa.

Una presa di posizione che, in qualche modo, forse poteva essere prevedibile da parte di chi è sempre stato in prima linea per difendere la salute dei cittadini e per fermare la produzione di energia attraverso il carbone.

Sulla richiesta di opposizione all’archiviazione viene mantenuto il più stretto riserbo e, per ora, anche le tre associazioni hanno preferito non commentare la scelta. Secondo quanto trapelato Greenpeace si sarebbe opposta all’archiviazione per i sindaci di Vado e Quiliano, mentre Uniti per la Salute e Medicina Democratica avrebbero allargato la richiesta anche alle altre persone indagate dall’ex Procuratore Francantonio Granero e dal sostituto Chiara Maria Paolucci.

Adesso toccherà quindi al gio Fiorenza Giorgi (sulla cui scrivania era già arrivata la richiesta di archiviazione avanzata dai pm Pischetola e Carusi) decidere se accogliere o meno l’opposizione. Il giudice potrebbe dichiarare inammissibile la richiesta senza entrare nel merito oppure fissare un’udienza preliminare ad hoc per valutare le motivazioni che hanno spinto a richiederla (affinché sia valida devono essere indicate infatti delle indagini suppletive da effettuare per raccogliere ulteriori elementi probatori).

Per sapere se l’archiviazione, così come richiesto dai pm, sarà accolta bisognerà quindi attendere le decisioni del gip Giorgi che dovrà valutare sia la documentazione prodotta dai magistrati che quella depositata dai legali delle tre associazioni.

La richiesta di archiviazione riguarda il reato di disastro colposo sanitario contestato ai “politici”, ovvero gli amministratori locali e i tecnici degli enti (nello specifico Gareri, Isetta, Ferrando, Giacobbe e Caviglia, Burlando, Fusco, Barbagallo, Berlangieri, Boitano, Briano, Cascino, Guccinelli, Montaldo, Paita, Rambaudi, Rossetti, Vesco, Minervini, Vacca, Gareri, Correggiari, Grillo, Mazzoni, Tafaro, Di Giovanni, Bevilacqua, Badalato, Sandro Berruti, Genta, Croce, Falappa e Castelgrande) e quello di di abuso d’ufficio che era contestato a ad amministratori pubblici locali, a tecnici di amministrazioni locali e a funzionari ministeriali nel capo C (per la precisione a Burlando, Fusco, Barbagallo, Berlangieri, Boitano, Briano, Cascino, Guccinelli, Montaldo, Paita, Rambaudi, Rossetti, Vesco, Minervini, Vacca, Gareri, Correggiari, Grillo, Mazzoni, Tafaro, Di Giovanni, Bevilacqua, Badalato, Sandro Berruti, Genta, Croce, Falappa e Castelgrande).

Una scelta che la Procura, attraverso una nota, aveva così motivato:

“Si è ritenuto che gli elementi acquisiti nel corso dell’indagine non siano idonei a sostenere l’accusa in dibattimento sia con riferimento alle ipotesi di abuso di Ufficio contestate ad amministratori pubblici locali, a tecnici di amministrazioni locali e a funzionari ministeri ali (capo C) che con riferimento alla contestazione di cooperazione in disastro colposo sanitario (capo B e D): per questi fatti e per gli indagati già indicati nell’avviso chiusura indagini sopra menzionato, si è richiesto, con un articolato provvedimento, al Gip l’emissione del decreto di archiviazione, non essendovi elementi probatori che sostengano in maniera inequivoca la sussistenza di quei fatti di abuso e la riferibilità nella causazione dei disastri alle condotte degli indagati”.

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