A rischio

Savona, hub profughi alla Conca Verde: ecco la storia di Sandro, l’unico abitante dell’Ostello fotogallery

Il ragazzo, figlio degli ex gestori, è ancora residente nella struttura ma ben presto potrebbe doverla lasciare per far posto ai profughi: "Mi sento preso in giro"

conca verde profughi

Savona. “Fuori io dentro loro… la vedo un po’ come una presa in giro”. A parlare è Sandro Gasbarro, il figlio degli ex gestori dell’Ostello della Gioventù della Conca Verde che oggi vive da solo nella struttura ormai in disuso. Sandro parla durante la riunione allestita in fretta e furia ieri pomeriggio, quando nella zona è circolata la voce che la Prefettura avesse ufficialmente scelto di collocare lì i profughi: una voce durata poche ore, ma che è bastata a far crescere a dismisura la paura nei residenti, con tanto di riunione “improvvisata” per discutere le migliori strategie di difesa.

In realtà, si è appreso nel tardo pomeriggio, quella dell’ex ostello “Villa De Franceschini” resta solo un’ipotesi, accanto all’altra, quella più discussa, del campo sportivo di Legino. In ogni caso lunedì mattina avranno inizio alcune operazioni di disboscamento, per mettere l’area in sicurezza: al momento non esistono certezze, ma senza dubbio si sta ragionando anche su quel sito. I migranti, però, non sarebbero ospitati all’interno dell’ex albergo: nonostante la struttura disponga di 216 posti letto e di sale comuni, l’inutilizzo degli ultimi anni renderebbe necessari diversi lavori di sistemazione, soprattutto all’impianto fognario. I profughi verrebbero quindi collocati all’esterno, in alcune case-container.

L’immobile appartiene al Comune dal 1970, quando venne donato all’allora sindaco Zanelli dal ragioner Mario De Franceschini, con il vincolo di intitolarlo al fratello Cesare e destinarlo a scuola per bambini disabili. Successivamente il sindaco Tortarolo, di fronte all’impossibilità di mantenere tale destinazione d’uso, concordò con la famiglia di trasformarlo in un Ostello della Gioventù, con un’ala attrezzata, anche con una palestra, per accogliere giovani e bambini diversamente abili (una particolarità che lo rendeva unico in tutto il Nord Italia). Negli ultimi anni, a causa della scarsa manutenzione, l’immobile ha subìto un progressivo degrado: soltanto nel secondo mandato Ruggeri vennero effettuati alcuni interventi riguardanti principalmente lo smaltimento dei liquami. Infine la definitiva chiusura quando la “mamma albergatrice” (come si chiamano i gestori degli Ostelli), Ewa Maria Gasbarro, ha deciso di tornare in Svezia in seguito alla morte del marito.

E così ora la struttura in origine pensata per gli studenti disabili potrebbe ora servire ad accogliere temporaneamente i profughi in attesa di smistamento. La notizia ha rapidamente fatto il giro del quartiere, ed esattamente come accaduto a Legino in poche ore il malcontento e la preoccupazione hanno preso il sopravvento. Ma una persona in particolare vive ore difficili: è Sandro Gasbarro, figlio degli ex gestori, rimasto da solo nella struttura dopo la partenza della madre. “Sono venuti quattro volte, tra Comune e Prefettura. Sono entrati tagliando la rete e senza chiamarmi, anche se io sono residente lì… così mi sono un po’ attivato, chiedendo aiuto al Gruppo Antipolitico Savonese. Mi hanno aiutato coi loro contatti e spiegandomi alcune cose che non capivo”.

Sandro spiega di non aver nulla contro i profughi, ma di non ritenere (esattamente come gli altri residenti) quella situazione la più consona. “Ora ho paura non tanto che arrivino persone che non desideriamo, quanto persone che sarebbero isolate e non avrebbero un servizio adeguato al loro problema”. Quell’ostello, per lui, è ancora oggi una casa. Una casa che ben presto potrebbe perdere: “Io sono residente lì ma il Comune preme per farmi andare via. Mi sento un po’ preso in giro, fuori io per far entrare loro…”.

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