Fumata nera

Bombardier conferma 300 licenziamenti, sindacati e lavoratori sul piede di guerra fotogallery video

Rottura delle trattative tra azienda e organizzazioni sindacali, pronta nuova protesta

Presidio Bombardier sotto Unione industriali

Vado L. Fumata nera dal vertice in Confindustria sulla vertenza della Bombardier di Vado Ligure. Non sono servite, infatti, le quasi tre ore di faccia a faccia tra azienda e sindacati per trovare una soluzione positiva: l’azienda è rimasta ferma sulle sue posizioni, annunciando per la fine dell’anno il licenziamento della metà dei lavoratori dello stabilimento di Vado Ligure, circa 300 persone (dalle 240 mila ore all’anno di produzione si passerà all’inizio del 2017 a 120 mila ore previste per il sito vadese), carichi di lavoro ritenuti assolutamente insufficienti dalle organizzazioni sindacali di categoria.

I sindacati, dopo l’annuncio che dalla Germania le produzioni attese non arriveranno, hanno così provato a fare una controproposta per evitare il completo dimezzamento del personale, basata su una serie di punti: intanto una cassa integrazione in deroga per 3 mesi, sfruttando in seguito la possibilità di misure di ammortizzatori sociali per ristrutturazione (utilizzando i progetto sui Cargo), inoltre utilizzo di pre-pensionamenti e del decreto legislativo sui lavoratori ferroviari per l’amianto, infine l’opzione di partire dal 2017 con contratti di solidarietà per due anni, tutte soluzioni che servirebbero ad attutire e ridimensionare le volontà dell’azienda di dimezzare la forza lavoro alla Bombardier di Vado Ligure.

Ma la controproposta è stata rigettata dall’azienda, che ha ritenuto non percorribile le opzioni indicate dal sindacato: così si è consumata la rottura, con lavoratori e sindacati sul piede di guerra e pronti a nuove iniziative di protesta. Per la giornata di domani è prevista una protesta con presidio davanti alla Prefettura savonese per sensibilizzare il governo a convocare un incontro relativo alla vicenda Bombardier, così come convenuto nell’incontro dello scorso 16 giugno proprio in occasione della riunione al Mise di Cgil, Cisl e Uil di Savona relativo al tavolo di crisi complessa della provincia.

“E’ necessario trovate soluzioni che non possono essere la chiusura dello stabilimento e neppure la riduzione del 50% degli attuali occupati, ma deve passare attraverso investimenti (dovranno essere investisti parte dei 500 milioni di euro di utile che in 15 anni lo stabilimento di Vado a prodotto verso il gruppo) dirottando attività dagli altri stabilimenti europei e non solo a zone low cost (Polonia , Romania ecc) aprire un confronto sulle attività dello Zefiro 1000 e concentrarsi sul mercato italiano relativo alle locomotive “cargo” . Solo così potremmo avere ancora un sito a vado ligure che possa concorrere per le sfide future” afferma il segretario provinciale della Fiom Andrea Pasa.

“La cura dimagrante che propone il gruppo non è percorribile perché vorrebbe dire la chiusura dell’intero stabilimento nel giro di due/tre anni e la morte di tutti le attività oggi presenti (progettazione , produzione e service)”.

“E’ davvero sconcertante che anche nelle ultime due giornate di mobilitazione non ci sia stata la presenza di nessun amministratore locale o esponente politico a fianco dei lavoratori. Diciamo con forza alla politica locale e nazionale che e’ finito il tempo della “solidarietà”, i lavoratori, le persone vogliono i fatti” aggiunge Pasa.

“E’ vergognoso che ogni volta che chiediamo un incontro con le istituzioni sui temi legati al lavoro si debba andare per strada e scioperare per avere risposte. Oggi l’azienda ci chiede di mettere in campo tre mesi di cassa integrazione in deroga per prendere tempo. Questo non è accettabile. Perché si chiedono ulteriori denari pubblici e soprattutto senza avere una strategia futura da porre in essere e comunque licenziare centinaia di lavoratori entro fine anno”.

“A questo punto la Regione che ha in mano i denari degli ammortizzatori sociali in deroga,  intervenire entro i prossimi giorni al fine di escludere percorsi di “deroga” senza prospettive future, ma lo deve fare immediatamente e quindi convocare un incontro con azienda , sindacati e istituzioni locali”.

“Inoltre e’ necessario intraprendere un percorso con i ministeri competenti con l’obbiettivo di mettere insieme tutte le proposte finalizzate a mitigare il problema che oggi è di dimezzare il numero degli attuali occupati. Le organizzazioni sindacali anche oggi hanno proposto percorsi alternativi che sono stati bocciati dall’impresa e Confindustria” conclude Pasa.

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