Lettera al direttore

Omaggio

Savona, la proposta di Nicolick al futuro sindaco: “Intitolare una scuola a Giuseppina Ghersi”

Scrivo, di getto, una lettera alla futura Sindaco di Savona e ai membri del futuro Consiglio Comunale della città di Savona.

La scrivo ora, quindi in tempi non sospetti, senza conoscere l’esito del ballottaggio, per mostrare la mia fiducia in chiunque occuperà questi incarichi istituzionali, confido nel fatto che essendo una donna ad occupare l’incarico di Prima Cittadina, nutra una sensibilità maggiore verso quello che accadde ad una adolescente che, per l’età, potrebbe essere benissimo sua figlia. Le donne a mio parere sono molto più vicine, rispetto a noi maschi, alle sofferenze dei bimbi, passate, presenti o future.

Nel febbraio del 2010 venne presentato da un consigliere presso il precedente consiglio comunale Savonese, un ordine del giorno teso a commemorare la bimba 13enne savonese, assassinata nell’aprile del 1945, con un’intitolazione di una via al suo nome: Giuseppina Ghersi”.

La proposta fu respinta dall’allora assessore alla Cultura Ferdinando Molteni, attraverso articolate e seriose motivazioni. Seguii il dibattito come inviato de Il Giornale e ne feci la cronaca.

Cambiare nome ad una via, comporta, a cascata, tutta una serie di variazioni sui documenti personali, carta di identità, patente, codice fiscale e quant’altro, creando fastidi ai cittadini e all’amministrazione, questo è pur vero. Risollevo ora il caso, con un approccio diverso, ma sempre per creare una memoria condivisa di questa semplice e sfortunata adolescente, rapita, seviziata e assassinata con disumana crudeltà da alcuni poliziotti ausiliari partigiani, i cui nomi sono noti a tutti, che dall’aprile del 1945, furono, di fatto, i padroni di Savona e come tali si comportarono, ma questa non è una novità”.

La bimba definita a torto spia fascista, fu detenuta, come tanti altri destinati a sparire, nei sotterranei di una scuola elementare savonese, tuttora usata da allievi e insegnanti: la Mignone. Fra le mura di essa, la 13enne subì, prima di essere “giustiziata”, indicibili sevizie.

Francesco Mignone, di cui la scuola porta il nome , non è neppure savonese, nacque in provincia di Asti. Era un militare di carriera del Regio Esercito Italiano che fece l’addestramento a Legino, a un centinaio di metri dalla scuola elementare. Inviato al fronte, cadde in combattiemnto con il grado di maggiore sul fronte del Piave, meritandosi la medaglia d’oro al valore militare. Ho chiesto a diversi savonesi se sapevano chi era Francesco Mignone. Nessuno lo sapeva all’opposto quasi tutti conoscevano a grandi linee Giuseppina Ghersi.

Senza nulla togliere al maggiore Mignone, adulto forte e vigoroso, padrone del proprio destino, a cui è dedicata anche una via Savonese, ritengo che Giuseppina Ghersi, per una serie di caratteristiche, possa avere maggiore titolo ad una intitolazione della una scuola primaria elementare, dove fu imprigionata e dove molto probabilmente fu uccisa . Nacque a Savona, da famiglia savonese, trascorse i pochi anni della sua brevissima vita a Savona, soggiornò nella scuola in oggetto, per tre giorni mostruosi, non ebbe in vita la normale considerazione che una bimba 13enne si dovrebbe aspettare dagli adulti. Anzi, al contrario subì dei trattamenti che solo un killer psicopatico può porre in atto su un giovanissima vittima e soprattutto, dopo tante ingiustizie, penso, si meriti un piccolo anche se tardivo gesto di riparazione e di umana pietà.

Per questi motivi , alla futura Sindaco e ai futuri membri del Consiglio Comunale , chiunque essi siano, a qualsiasi forza politica appartengano, e destinatari di questa lettera aperta, un gesto di riflessione su queste mie parole e un successivo atto di giustizia che possa aumentare la dignità di un consiglio comunale neoeletto, anche accendendo passioni e sentimenti vivaci, ma sicuramente meno duri e violenti dei trattamenti subiti da una bimba appena 13enne.

Roberto Nicolick

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