Paradosso

A Savona i più votati rischiano di restare fuori: niente assessorato per Santi e Di Padova?

Entrambi i "campioni" di preferenze sembrano non avere il posto assicurato, anzi nei due schieramenti c'è chi spinge per escluderli

santi padova

Agg. ore 10.30: Angelo Vaccarezza è intervenuto per smentire le voci, garantendo che Piero Santi sarà certamente uno degli assessori dell’eventuale giunta Caprioglio. Clicca qui per l’articolo.

Agg. ore 13.00: Anche Fulvio Briano è intervenuto in merito alla posizione di Elisa Di Padova, spiegando che non esistono veti ma ribadendo che la decisione toccherà soltanto a Cristina Battaglia. Clicca qui per l’articolo.

Savona. A cosa serve essere il “preferito” dei cittadini, se poi questo merito non viene riconosciuto al momento di comporre la giunta? Potrebbe essere questo il pensiero che frulla in queste ore nelle menti delle due persone in assoluto più votate dai savonesi alle ultime elezioni. Quelle che, vuoi per stima personale, vuoi per il buon lavoro svolto in questi anni, hanno convinto centinaia di persone a recarsi alle urne per tracciare il loro cognome.

Si tratta di Piero Santi nel centrodestra ed Elisa Di Padova nel centrosinistra. Schieramenti opposti, storie politiche diversissime, destino stranamente simile: comunque vada al ballottaggio, infatti, Savona potrebbe essere una delle poche città italiane dove il più votato in assoluto resta “fuori” dalla squadra di governo.

Il “campione” del centrodestra (ma anche in termini assoluti) è come detto Piero Santi. E lo è ormai da un ventennio: un’elezione dopo l’altra, ha saputo ogni volta smantellare il precedente record di preferenze, costruendosi una base di consenso invidiabile (e invidiata). Questa volta non è riuscito a stabilire un nuovo primato, ma è rimasto comunque il più votato di tutti. Per capire quanto “pesi” uno come Santi in una città piccola come Savona, basta fare due calcoli: un singolo candidato sui 448 totali ha saputo accaparrarsi 779 voti su 31.441, ossia il 2,48%. Un savonese su quaranta. E limitandosi allo schieramento, Piero Santi ha portato “in dote” da solo il 9,59% dei voti di Ilaria Caprioglio. Un decimo.

Guardando solo al centrodestra, lo scarto tra Santi e tutti gli altri è nettissimo: il “secondo classificato”, il leghista Massimo Arecco, si è fermato a 433 (quasi la metà), mentre nella stessa lista di Santi lo scarto con la seconda, Ileana Romagnoli (197 voti), è ancora più marcato (Santi ne ha quasi il quadruplo). Numeri obiettivamente eloquenti, che però, potrebbero non bastare al consigliere comunale di lungo corso per ottenere finalmente una carica da assessore, dopo una vita “confinato” in minoranza.

Una piccola prova è arrivata mercoledì sera, durante il “Duello” organizzato da IVG.it tra le candidate sindaco. Entrambe potevano portare con sé dei collaboratori: pur avendo 5 posti in totale, Santi è rimasto fuori dalla “squadra” di Caprioglio, che invece ha incluso sia Arecco che Romagnoli (con Arecco tra l’altro già certo del ruolo di vicesindaco). Lei ha spiegato che l’assenza era dovuta ad impegni di Santi, ma a precisa domanda (“Sarà assessore?”) non ha voluto sbilanciarsi, limitando a garantire che “alcuni assessori saranno scelti fra i più votati”. Precisando subito: “Ho detto ‘fra’, mi raccomando l’italiano”. Una frase sibillina tutta da interpretare.

Santi ha dalla sua i numeri, ma contro di lui “remerebbero” i presunti screzi passati con Angelo Vaccarezza (ereditati dall’esperienza comune in Provincia) e in generale una “scarsa considerazione” delle sue capacità amministrative da parte di alcuni compagni di partito. Qualcuno nel centrodestra avrebbe già pronto il “contentino”, dirottandolo alla presidenza del consiglio. Pare obiettivamente difficile, però, quasi impossibile che uno come Santi, dopo tanti anni in minoranza e con un consenso così marcato, possa “accontentarsi” di un simile ripiego: e a quel punto sarebbero davvero scintille.

Nella gradinata opposta vive una situazione simile Elisa Di Padova, ed in questo caso l’esclusione sarebbe, se possibile, ancora più clamorosa. L’assessore uscente alla Cultura e alle Politiche Giovanili ha infatti l’identikit “giusto”: è giovane, è donna, ha alle spalle soltanto un mandato e, soprattutto, ha saputo conquistarsi “sul campo” 605 preferenze. Cinque anni fa furono “solo” 93: un autentico balzo in avanti che ha del clamoroso, e ha stupito gli stessi addetti ai lavori. Secondo i “maligni” è merito di Livio Di Tullio, secondo altri della stessa Di Padova e di quanto fatto nei 5 anni da assessore.

In questo caso la giovane rischia di essere “vittima” del rinnovamento promesso da Cristina Battaglia, che all’epoca delle primarie si era sbilanciata: “Non candiderò assessori uscenti”, aveva garantito, anche sull’onda del fatto che ad esclusione di Luca Martino tutti gli altri membri della giunta appoggiavano il rivale Di Tullio. Ora andrà capito se l’exploit di Di Padova basterà a convincerla a tornare sui suoi passi.

Probabilmente tutto dipenderà dal criterio scelto. Se sarà quello “meritocratico” è probabile che Di Padova la spunti: tutti quei voti indicano comunque un forte gradimento del suo operato da parte del mondo culturale e giovanile savonese, e non era scontato (basta ricordare che il suo predecessore, Ferdinando Molteni, dovette accontentarsi di un quinto delle preferenze). Se invece prevarrà il criterio più prettamente “politico”, la “ditulliana” Di Padova rischia seriamente di restare fuori a tutto vantaggio di qualche esponente Pd più legato al clan Battaglia. E come per Santi, anche qui la decisione potrebbe ritorcersi contro la neonata giunta, scontentando in partenza una importante fetta di consenso. La fetta più grossa di tutte.

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