Varazze. Due anni fa era stato assolto perché incapace di intendere e di volere e quindi “non imputabile al momento del fatto”. Tornato in libertà, si è reso responsabile dei medesimi atti nei confronti delle stesse vittime.
Ieri i carabinieri di Varazze hanno arrestato il 22enne egiziano Mohamed A. per atti persecutori nei confronti del personale e degli ospiti della comunità per minori “L’ancora” di piazza Mazzini.
Già nell’ottobre del 2014 il giovane (senza fissa dimora, disoccupato e pregiudicato) era finito in manette sempre con l’accusa di stalking nei confronti degli operatori della comunità “L’Ancora” di Varazze. Il giovane, su disposizione del giudice, era stato sottoposto ad una perizia psichiatrica per accertare la sua capacità di intendere e volere. La perizia aveva confermato l’incapacità dell’imputato che, di conseguenza, non poteva essere processato.
L’esame aveva anche accertato la pericolosità sociale del ventenne che quindi era stato sottoposto alla libertà vigilata per un anno.
Nella prima udienza del processo per direttissima, in aula, Mohamed A. era apparso molto agitato: aveva dato in escandescenze e in più di un’occasione aveva alzato la voce.
Durante la sua deposizione il ventenne aveva spiegato di essersi presentato più volte dalla comunità, della quale era stato ospite quando era minorenne, perché rivoleva indietro dei soldi, per la precisione 40 mila euro, che gli erano stati sottratti nella struttura.
Il giovane aveva anche raccontato che sarebbe stato vittima di maltrattamenti: “Hanno cercato di avvelenarmi e uccidermi. Mi hanno messo dei vetri nel cibo” aveva detto in aula. Accuse che non avevano trovato alcun tipo di riscontro.