Savona. Nel Pd ormai volano gli stracci. Dovevano essere primarie “cortesi”, volte ad unire e non a dividere: ma se la “pax” aveva retto fino al primo confronto tra i due candidati Cristina Battaglia e Livio Di Tullio, in seguito a quel faccia a faccia (peraltro sempre rimasto all’insegna del fair play) le cose hanno iniziato a precipitare.
Galeotto, negli ultimi giorni, il Priamar, o meglio le proposte per valorizzarlo lanciate venerdì da Cristina Battaglia in un incontro con gli operatori della Cultura. Proposte che non avevano incontrato il favore del vicesindaco uscente, in particolare per quanto riguarda l’ostello: “Cristina propone di realizzare al suo posto un albergo low cost, mi pare una cattiva idea nata probabilmente dal non sapere di cosa si parla“.
Parole che hanno fatto infuriare uno dei “main sponsor” di Battaglia, l’assessore al bilancio Luca Martino, che si è scagliato contro il collega di giunta: “La fase della bonomia e del sorriso, sempre un pò tirato a dire il vero, è già finita – attacca – Cristina Battaglia lancia un’idea assolutamente sensata sulla valorizzazione dell’ostello del Priamar e invece di ragionare, magari di dissentire, si dice che non sa di cosa parla. Detto da chi in dieci anni sul tema non ha concluso nulla è imbarazzante“.
Parole dure, durissime, soprattutto perché vengono da una persona che in questi anni ha condiviso l’esperienza amministrativa con Di Tullio. E con il quale, evidentemente, si è creata una frattura insanabile. L’attacco prosegue: “Vedo crescere il nervosismo per la grande capacità di Cristina di parlare e coinvolgere le persone, da parte di chi evidentemente si augura che alle primarie vadano a votare pochi intimi, magari i parenti… rassegnatevi, non saranno primarie di condominio. Tantissimi savonesi devono partecipare, perché Savona merita di meglio“.
Una dichiarazione, quest’ultima, che sancisce una volta di più le lacerazioni interne al Pd. Che, comunque vadano queste primarie, non potrà ignorare l’esistenza di fazioni così profondamente divise durante le elezioni. E, ancor più, nell’eventuale governo della città nei prossimi 5 anni. Anche se, nel caso i toni debbano salire ulteriormente, la strada per arrivare a Palazzo Sisto potrebbe farsi davvero difficile: come confermare un partito che con così tanta veemenza critica quanto lui stesso ha fatto negli ultimi 10 anni?
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