Loano. E’ cominciata oggi con la consegna delle prime quattro locandine la “crociata” promossa dai loanesi in segno di protesta contro l’abitudine dei “foresti” di chiedere “un pezzo di pizza bianca” intendendo un pezzo di focaccia semplice.
Nei giorni scorsi alcuni abitanti della cittadina rivierasca stanchi di dover convivere con l’errore tipico dei turisti ogni volta che si recano in panetteria o in focacceria avevano lanciato la provocazione: “Lanciamo un appello a tutti i panificatori e produttori di pizza e focaccia – dicevano scherozamente i loanesi – Promuovete un doppio tariffario: chi chiede ‘un pezzo di focaccia’ pagherà la cifra standard di un pezzo/etto/chilo; chi chiede ‘un pezzo di pizza bianca’ intendendo focaccia pagherà il doppio o il triplo. Chissà se intaccando il loro portafogli capiranno l’importanza di dare il giusto nome alle cose”.
L’ironica e provocatoria proposta, lanciata su Facebook, aveva ottenuto la solidarietà di diversi loanesi (e non solo) convinti della necessità di “dare il giusto nome alle cose”.
Tra i sostenitori dell’iniziativa c’è stato anche il grafico e creativo Andrea Calcagno, che sull’onda della “protesta” aveva deciso di elaborare una locandina formato 32×63 il cui slogan è proprio: “Chiamiamo le cose con il proprio nome. Si chiama focaccia, non pizza bianca”.
“Vivendo di turismo, è da quando siamo nati che sentiamo chiamare la nostra focaccia ‘pizza bianca’ o in altri modi incredibili – spiega Calcagno – I turisti vengono qui da noi e impongono la loro idea”.
Da qui la decisione di reagire creando la locandina, che è destinata a trovare spazio in tutte le panetterie e focaccerie che ne faranno richiesta: “Ho già ottenuto un buon numero di adesioni e più si andrà avanti nella crociata e più adesioni avremo”.
Le prime quattro locandine sono già state consegnate. Una è finita a “Il Cece”, la focacceria di via Garibaldi gestita da Mauro Galvan: “Io preparo e vendo focaccia, la pizza bianca non esiste. In tantissimi me la chiedono, ma io faccio finta di non sentire. Ora con questa locandina credo sarà impossibile che me la chiedano ancora”.
Le richieste non si arrestano: “Questa cosa ci dà un po’ fastidio – conferma Mauro Galvan – Noi cerchiamo di correggerli ogni volta, ma pare proprio che non vogliano capire, è più forte di loro. La pizza bianca non è la focaccia. La pizza bianca si trova nel Lazio e ha un impasto diverso e una cottura diversa. La focaccia è solo in Liguria e bisogna chiamarla così. Potremmo pensare davvero di far pagare di più chi si ostinerà a chiederla usando usare il nome sbagliato: magari finalmente la capiranno”.
Un’altra locandina è stata consegnata alla panetteria Casto di via Ghilini: “Succede tutti i giorni tutto l’anno – spiega Noemi Casto – Vogliono la focaccia e ci chiedono la pizza bianca. Ora speriamo che con questa iniziativa le cose possano cambiare almeno in parte. La focaccia ha un nome proprio ed è giusto utilizzarlo”.
E dell’ipotesi di far pagare di più chi la chiama pizza bianca? “Ci può stare – conferma Noemi – Si chiama focaccia, non dovrebbe essere difficile”.
Un’altra locandina è stata consegnata alla panetteria di Molinari e Pampararo sempre in via Ghilini e una quarta e ultima a quella gestita da Roberta Barlocco in via Alfieri. Che è la più esausta di tutte: “In tantissimi la chiamano pizza bianca – spiega – Ormai non li correggo neanche più. Certo, da ligure mi dà fastidio, ma non ci faccio più caso. Anche perché ormai i ‘foresti’ sono più di noi”.
Il “loro” numero, però, non può e non deve essere una discriminante: “I turisti capiranno finalmente a chiamare le cose con il loro nome? – si chiede Andrea Calcagno – Noi ci proviamo”.