Protesta

Sciopero Iren, lavoratori in presidio anche a Savona: “Riorganizzazione preoccupante” fotogallery

Rsu: "Chiediamo di poter fare determinati passaggi assieme all’azienda a partire dall’organizzazione del lavoro e ripristino del turnover"

Savona. Lo sciopero indetto a livello nazionale in tutte le sedi del gruppo Iren coinvolge anche Savona. Questa mattina infatti i lavoratori “ex Acquedotto” hanno organizzato un presidio in via Venezia per unirsi al coro di protesta contro la riorganizzazione del gruppo che, come denunciano le Rsu, “è avvenuta senza il coinvolgimento delle associazioni sindacali”.

“Noi chiediamo di poter fare determinati passaggi assieme all’azienda a partire dall’organizzazione del lavoro, competenze, recupero e ripristino del turnover visto che molto personale è andato in pensione, ma non ci sono assunzioni. A livello aziendale abbiamo dei problemi su ferie, orario di lavoro e organizzazione dei turni, ma invece che dialogare con noi la dirigenza procede per la sua strada” spiega Vincenzo Lagravinese, dell’Rsu Acquedotto Savona Cgil Filcem.

“La protesta contro Iren prosegue perché questa riorganizzazione è stata fatta a livello unilaterale. Iren stessa – prosegue il rappresentante della Rsu – ha chiuso le porte ai lavoratori impedendo di procedere con un percorso condiviso e questa scelta potrebbe ripercuotersi anche sul cittadino. Sono due mesi che siamo passati a Iren e ancora adesso ci sono problemi coi fornitori e per quello che riguarda l’approvvigionamento di magazzino. Siamo preoccupati per il nostro posto di lavoro e per il servizio al cittadino: non ci sono stati finora segnali positivi dall’azienda”.

“L’ex acquedotto di Savona ormai è scorporata e stiamo andando verso fase di riorganizzazione a livello regionale. Un’operazione complessa che non riesce ad avere la corretta applicazione sul territorio. Questa è una protesta che viene svolta anche in altre regioni e comprende tutta la multiutility che sta operando sul territorio. Noi siamo fortemente preoccupati per il futuro perché non abbiamo ancora avuto risposte dall’azienda: speriamo che la nostra lotta possa servire per riaprire un tavolo di trattativa in modo che anche i lavoratori stessi possano dare un apporto” conclude Lagravinese.

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