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Savona 2016, Giuliano Arnaldi punta alle primarie del Pd: ecco il suo programma elettorale

Il programma mira ad avere “una città plasmata sulla sua bellezza: le persone, i loro saperi, l'ambiente”

palazzo sisto savona

Savona. Qualcuno l’ha presa come una boutade, una provocazione, quasi uno scherzo. Invece lui fa sul serio. Tant’è che ha già pronto il suo programma, che mira ad avere “una città plasmata sulla sua bellezza: le persone, i loro saperi, l’ambiente” e vuole rendere i politici come “web master del sito savona” per costruire “un’architettura umana compatibile con le sfide del mondo globale, che sappia governare i problemi con resilienza, dal locale al globale”.

Giuliano Arnaldi, consigliere comunale di Onzo molto conosciuto nel savonese per la sua attività culturale (è presidente della Fondazione TribaleGlobale) punta dritto alla poltrona più alta di Palazzo Sisto e per questo intende partecipare alle primarie del Pd per l’individuazione del candidato sindaco da far concorrere alla prossima tornata elettorale. Ma ci tiene a fare una precisazione: se “gara” dev’essere, che sia giocata alla pari. Perciò anche lui vuole godere delle stesse possibilità di cui potranno beneficiare dei suoi avversari (per ora Di Tullio, Battaglia e Saccone), cioè “vertici romani” con leader del partito e “presentazioni ufficiali” ai sostenitori Dem.

Insomma, Giuliano Arnaldi fa sul serio: “Ho deciso di partecipare alle primarie – spiega sicuro – perché ci credo. Sono l’unica vera innovazione introdotta in questi anni nel rapporto tra cittadini e politica, e come Democratico sono insieme orgoglioso e consapevole della responsabilità di ciascuno di mantenerle vive. Le primarie hanno un senso però solo se sono libere e partecipate. Libere da giochi di potere che sarebbe inutile ignorare , partecipate perché devono rispecchiare il meglio di ciò che siamo: vincere le primarie e perdere le elezioni non serve”.

“La mia partecipazione – aggiunge – ha il senso della verifica di un elemento fondamentale: in questo Partito chiunque abbia i requisiti politici e morali per avanzare una candidatura anche se ‘sconosciuto’ agli apparati, ha pari dignità rispetto a chi riveste posizioni di potere dentro il partito e le sue emanazioni. Anche perché può esserci autorevolezza anche lontano dal potere. la partecipazione è quindi un diritto e dovere di ciascuno, anche mio”.

Il suo pensiero su Savona è chiaro: “Credo si chiuda un ciclo, anzi che si debba chiudere – osserva – Un’epoca iniziata con Carlo Ruggeri e terminata con Federico Berruti. Orgogliosi dei risultati ottenuti (sopratutto negli ultimi dieci, difficilissimi anni in cui Savona ha retto alla gigantesca onda d’urto mondiale anche grazie alla sua amministrazione comunale), consapevoli della necessità di uno scatto in avanti. I nodi sono il cemento, non solo perché troppo ma perché privo di una visione (l’area Bofill e l’area portuale in genere, pur suggestiva, è vuota di umanità). Farne altro sarebbe comunque incomprensibile, mentre bisogna riqualificare l’esistente, nell’ottica di creare opportunità alle nuove famiglie, agli anziani, al mondo artigiano e della piccola impresa che maggiormente sente la crisi. Non serve un’ottica assistenzialistica, ma favorire una rete di piccole realtà qualificate e progettualmente innovative che trovino interlocutori nel mondo della politica e delle istituzioni”.

“Qui è fondamentale il ruolo di enti partecipati, associazionismo e mondo cooperativo, ma serve un altro sguardo. La vicenda del Faggio dimostra che non è seguendo modelli ‘imprenditorialistici’ che si resta sul mercato, ma proponendo una visione diversa del rapporto tra il lavoro e la società. Nemmeno canali oggettivamente privilegiati con gli enti locali hanno consentito a quelle realtà di essere produttivi e vincenti. Più in generale manca una visone e quindi una capacità attrattiva, un’idea di città nuova. Subiamo ancora un complesso di inferiorità verso Genova, e cerchiamo di scimmiottarne il modello (per altro pesantemente in crisi). I cannoni genovesi sono ancora puntati sulla città , e questa è forse la prova del fatto che una delle più grandi risorse culturali e imprenditoriali di Savona, il Priamar, sia ancora lontano dalla città, come l’altro suo cuore, il Santuario”.ù

Giuliano Arnaldi

“Penso che i nostri punti di forza siano quelli che sembrano essere i più deboli: il gran numero anziani, che non riusciamo a valorizzare come portatori di saperi (pensiamo ad esempio agli artigiani) e come produttori di economia, e i giovani, che se ne vanno a lavorare altrove nonostante Savona abbia una posizione strategica sul piano geografico e un polo innovativo come il Campus”.

Il programma elettorale è a buon punto e si fonda su alcuni cardini: “Ascolterò, molto e ciascuno, partendo da chi normalmente non ottiene udienza – promette Arnaldi – Il politico non deve essere ‘tecnico’ ma scegliere i tecnici migliori e impegnarli nella realizzazione concreta del mandato ricevuto dai cittadini. Costituirò quindi albi professionali in cui scegliere i tecnici che la politica invia nelle società partecipate, proponendo la sottoscrizione di un rigoroso codice etico che impegni i politici di professione a non occupare ruoli in alcuna società partecipata”.

E ancora: “Rinnoverò profondamente la catena di comando comunale: anche i funzionari , come gli amministratori, fanno il loro tempo. Vicende come quella del Museo Archeologico, del bitume e della Margonara pongono domande sul ruolo svolto dagli uffici che esigono risposte. Farò una giunta di sole donne. Siamo dentro il mondo, e il mondo ci dice che la visione maschile e patriarcale del mondo ha fallito. Sono orgoglioso di essere maschio e padre, ma penso sia rivisto il momento di lasciare spazio all’autorità Femminile e ai suoi saperi. Il mondo è cambiato, cambiamo con il mondo portando con noi il meglio della nostra memoria e le nostre risorse”.

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