Finale L. Dopo quasi 30 anni di attività chiude la storica pizzeria-ristorante “La Caprazoppa” sulla passeggiata di Finale Ligure. Il locale, che per tanto tempo è stato uno dei punti di riferimento della ristorazione finalese con clienti locali e numerosi turisti che hanno assaggiato le specialità di piazza e carni, è ormai già quasi vuoto e dopo le festività natalizie ha di fatto chiuso i battenti.
A fine gennaio, infatti, gli spazi dovranno essere liberati dopo che i proprietari hanno alzato l’affitto da 1.350 euro a 2.500 euro al mese: “Una cifra insostenibile e che non ci consente di andare avanti – racconta uno degli storici titolari Ivo Camilli -. Già è difficile condurre una attività del genere in un momento di crisi economica e diminuzione delle capacità di spesa, se poi arriva un affitto del locale quasi raddoppiato la frittata è fatta…Ed ecco l’inevitabile chiusura: è stato impossibile rinnovare il contratto, tra l’altro con tempistiche molte strette che non mi hanno neppure permesso di provare a vendere la mia longeva attività”.
Un problema quello degli affitti esorbitanti simile ad altre attività commerciali e della ristorazione a Finale Ligure, che ha già portato alla chiusura di esercizi e negozi, con perdita di posti di lavoro e appeal turistico-ricettivo della città finalese.
“Ora proverò a trovare un’altra soluzione, vedremo. A Finale ci ho lasciato il cuore, anche se sono di Orco Feglino… – scherza -. E penso di aver ricevuto poco, considerando la mia storia e le problematiche avute negli anni”.
“Il ristorante-pizzeria ha sempre lavorato, anche nei periodi di crisi, tra l’altro fino al problema dell’affitto non abbiamo mai avuto difficoltà finanziarie, abbiamo resistito bene, ma ora i costi di gestione, compresa la tassazione, sono diventati troppo elevati e la stangata sull’affitto del locale è stata l’ultima mazzata che ha costretto il sottoscritto e la mia socia ad alzare bandiera bianca…” aggiunge.
“Credo che per Finale Ligure serva un’altra politica per tutelare il turismo e certe attività in grado di fornire un’offerta qualificata, come nella ristorazione. Si sono dette tante parole ma pochi fatti e questo è il risultato: la mia attività come altre chiudono…Dobbiamo vivere di turismo, di turismo semplice, captare i visitatori e dargli il massimo possibile. E invece…” conclude amaramente Ivo Camilli.