Nomi e poltrone

Savona, Federico Delfino futuro presidente di Fondazione De Mari? “Voci prive di fondamento”

"Le designazioni devono essere fatte dagli enti e dalle istituzioni"

Savona. “Le designazioni devono essere fatte dagli enti e dalle istituzioni. Ogni voce sul prossimo presidente, quindi, è priva di fondamento”. Così il vice-presidente del consiglio di amministrazione della Fondazione De Mari, Federico Delfino, allontana i rumors che lo vogliono come prossimo numero uno del Cda dell’ente collegato alla Banca Carisa (che ora è “confluita” in Carige).

La prossima primavera scadrà il mandato dell’avvocato Roberto Romani come numero uno del Cda della Fondazione, ente di grande peso nella nostra provincia non tanto perché detiene una quota di minoranza di banca Carige (ed esprimerà un membro nel CdA della banca genovese) quanto perché stabilisce le strategie su come impiegare le provvidenze economiche in materia di sanità, cultura e sport, per un valore che ogni anno sfiora i 2 milioni di euro.

Proprio per questa grande disponibilità di denaro la poltrona di presidente è sempre stata importante, ma oggi, vista la definitiva fusione Carige/Carisa, la scomparsa dell’ente Provincia ed il prossimo accorpamento dell’autorità portuale di Savona con quella di Genova, rimane l’unico vero “ruolo di potere” in grado di sostenere ed incentivare l’economia savonese.

Lo statuto prevede che per essere eletti presidente bisogna far parte del consiglio di indirizzo i cui membri sono a loro volta designati da enti e istituzioni locali: Provincia, Comune, Camera di Commercio  e Diocesi, oltre a due “personalità di chiara e indiscussa fama” indicate, secondo statuto, dal consiglio di indirizzo stesso. Ad oggi i membri del consiglio di indirizzo sono Roberto Romani (presidente), Almerino Lunardon (vice presidente), Marco Allaria Olivieri, Giannino Balbis, Luciano Basso, Giovanni Carega, Cecilia Chilosi, Anna Cossetta, Lorenza Dellepiane, Gian Paolo Fracchia,  Nicoletta Marconi, Luigi Minuto, Michele Oliveri, Carlo Scrivano.

L’avvocato Romani non potrà essere più candidato per aver raggiunto il limite dei mandati. E così, a cinque mesi dall’elezione del nuovo presidente, sono iniziati a circolare i nomi dei papabili: ma i ben informati parlano di un avvicendamento già scritto con il suo attuale vice nel consiglio di amministrazione della stessa fondazione De Mari, Federico Delfino. Il consiglio di indirizzo, infatti, verrà rinnovato prima dell’elezione del presidente: il percorso per Delfino sarebbe quindi prima la nomina nel consiglio di indirizzo e da lì il vertice.

“La Fondazione va a compimento di questo mandato nella prossima primavera – ricorda Delfino – Dopodiché ci sono delle designazioni che devono essere fatte da enti e istituzioni locali. Da esponente del consiglio della Fondazione dico che il nostro è un ente indipendente e il presidente viene eletto dal suo consiglio di indirizzo. La politica non c’entra, è una discussione assembleare a livello di consiglio di indirizzo. Quando ci sarà un nuovo consiglio di indirizzo, i consiglieri tireranno le somme e individueranno un Cda e un presidente degni della Fondazione”.
“Se toccasse a me – prosegue Delfino – certamente dopo questi anni di mandato come vice-presidente cercherei di portare avanti l’impegno della Fondazione nei settori in cui questa opera, cioè nel sociale, nell’ambito della salute (con il sostegno al mondo della sanità), nell’ambito dell’educazione e della cultura. Però sono tutte cose che farebbe anche un presidente diverso da me”.

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L’importanza della De Mari è sotto gli occhi di tutti: “La Fondazione in questo momento è un ente importante per il territorio. E’ un ente che è in grado di sopperire ad una carenza di risorse che non arrivano più dalla parte pubblica. Quindi è un ente da preservare, da tutelare e sono convinto che gli altri enti che sono coinvolti nella nomina dei suoi rappresentanti saranno in grado di individuare professionalità adeguate per questo scopo”.

Qualcuno l’ha definito “l’ultimo posto di potere della nostra provincia”: “Non è un posto di potere, è un posto di servizio sul territorio – ribatte Delfino – La Fondazione in questo momento è fondamentale. Io noto che il concetto di sussidiarietà dell’azione della Fondazione in questi anni è stato addirittura sostituto dal concetto di ente erogatore. Nel senso che quando una scuola presenta una domanda per avere una dotazione di strumenti multimediali per fare lezione, che è una prescrizione del ministero che però non ha i fondi per farlo e ci deve pensare la Fondazione, vuol dire che in questo momento in Italia la situazione non è rosea da questo punto di vista. Quindi ribadisco, la Fondazione non è un posto di potere ma un posto di servizio al territorio”.

Delfino, docente dell’università di Genova, è Delegato del Rettore per la gestione ed il funzionamento del Campus Universitario di Savona; già consigliere comunale nelle file di Forza Italia con il sindaco Gervasio e durante il primo mandato dell’attuale sindaco Berruti, è già stato in passato membro del consiglio di indirizzo della De Mari ed è quindi un profondo conoscitore dell’istituzione e dell’importanza che la stessa ricopre nel territorio provinciale.

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