Cold case

Omicidi savonesi: la strana morte di Bruno Pasero

Forse qualcuno aveva voluto inscenare un suicidio

Vettura storica dell'Arma dei Carabinieri

Continua il viaggio di Roberto Nicolick tra i “Cold Case”, cioè i delitti irrisolti, della nostra provincia. Questa volta l’autore ci racconta la storia di Bruno Pasero, che nel 1985 è stato trovato misteriosamente impiccato alla ringhiera di un condominio di Albisola Capo.

Canosio è un piccolo borgo della Valle Maira in provincia di Cuneo, abitato da un centinaio di anime, alto 1200 metri sul livello del mare, aria pulita e vista sulle montagne, negli anni 80, da questo pugno di case era giunto ad Albisola, Bruno Pasero di anni 43, Piemontese doc, con una valigia piena di vestiti ed altri effetti personali e soprattutto con la voglia di costruirsi una nuova vita magari trovando un altro lavoro più confacente alle sue aspirazioni.

Magro, con un paio di baffi, era un uomo solo e senza affetti, al paese da dove veniva, aveva un fratello Lorenzo, che aiutava a gestire un piccolo albergo, il Miramonti. In realtà in Liguria le aspirazioni migliorative del Bruno non vennero soddisfatte pienamente, lavorò in qualche ristorante della zona come aiuto cuoco poi rimase senza un lavoro, cominciò a vagare per il bar della zona, tra Savona ed Albisola e dato che aveva la qualifica di invalido, venne ospitato a spese del Comune di Albisola in un alloggio parcheggio, Villa Bianca, dove soggiornavano persona bisognose di assistenza sociale.

L’uomo viveva una apparente e triste quotidianità, fino a quando venne trovato morto, in circostanze molto inquietanti: impiccato alla ringhiera di un condominio di Albisola Capo a poca distanza dall’Aurelia , all’interno di un cortile condominiale, ad una altezza di un metro e mezzo da terra, al collo aveva un laccio stretto, gli arti inferiori erano flessi in un modo innaturale, chi ha trovato il cadavere afferma che i polsi erano legati dietro la schiena ma non ci sarebbero conferme ufficiali a questo particolare, invece sul capo aveva diverse e profonde ferite che sembrano prodotte da percosse, la morte risaliva ad almeno sei ore prima del ritrovamento.

L’idea che si erano fatti gli investigatori dei Carabinieri, era che fosse stato coinvolto in una lite, finita male, e che qualcuno avesse voluto mascherare la morte di Bruno Pasero, inscenando un suicidio a mezzo impiccagione. L’uomo, che soggiornava ad Albisola da circa tre anni, era conosciuto come una persona innocua non conflittuale, inoltre non possedeva somme di denaro che potessero giustificare una rapina, a parte alcuni ricoveri in ospedale per cure cardiologiche e per leggere intossicazioni a livello epatico , nulla di serio, aveva poi trascorso la convalescenza a Canosio dal fratello per poi tornare ad Albisola. L’unico neo nella sua vita era rappresentato da un denuncia per un piccolo furto. Anche al suo paese natale saputa la notizia , tutti sono rimasti sconvolti dalla notizia e soprattutto dalle modalità in cui è stato trovato morto.

Le perquisizioni nel piccolo alloggio dove egli viveva, non hanno portato ad alcuno risultato, solo disordine e abbigliamento sparso. All’interno del cortile dove è stato trovato il corpo vi sono dei ponteggi che sarebbero stati più idonei ad un suicidio ammesso che così sia avvenuto e invece è stata usata una ringhiera di un ballatoio. Inoltre pochi giorni prima di essere trovato morto aveva spedito una cartolina al suo paese con sei saluti. Tutto questo non fa presupporre una volontà suicida. Anche questo è una morte senza spiegazioni.

Roberto Nicolick

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