Scetticismo

Finale, l’assessore all’agricoltura: “Io non credo ai prodotti bio”. Sconcerto di minoranza e Coldiretti: “Assurdo”

Lo scorso 31 agosto il consiglio ha discusso alcune modifiche al regolamento per il mercatino degli agricoltori

Finale Ligure. “C’è chi crede nei prodotti bio e chi non ci crede. Io non ci credo”. Ha provocato la perplessità e lo sconcerto della minoranza consiliare e della Coldiretti l’affermazione fatta dall’assessore alle attività produttive (commercio, agricoltura, industria e artigianato) Delia Venerucci in occasione del consiglio comunale dello scorso 31 agosto.

In quell’occasione il parlamentino finalese ha discusso alcune modifiche al regolamento per il mercatino degli agricoltori elaborato dall’amministrazione del sindaco Ugo Frascherelli anche con la collaborazione delle categorie.

Le minoranze consiliari hanno valutato l’ultima versione del documento piuttosto positivamente, ma hanno sottolineato la mancanza di una premialità riservata a quei produttori agricoli che decidono di coltivare prodotti biologici tipici del territorio.

“La questione di dare una premialità a chi fa prodotti biologici, senza pesticidi chimici o caratteristici del luogo, è fondamentale – hanno sottolineato Simona Simonetti della lista civica “Per Finale” e Marinella Geremia di “Finale Sempre” – Accedere al mercatino non è facile, quindi dal nostro punto di vista sarebbe importante concedere una premialità a chi sceglie di puntare sui prodotti tipici del nostro territorio”.

simonetti geremia finale

Questo per diversi motivi: “Questi prodotti di nicchia stanno sparendo. Stiamo perdendo un patrimonio. Non ci possiamo dimenticare di difenderli. Pensiamo alla ‘la mela Carla’, al cece nero di Feglino, all’asparago violetto, alla zucchina di Albenga: non li troviamo da nessun’altra parte. Abbiamo il dovere di proteggere e valorizzare queste specificità. Nella nostra epoca l’agricoltura è così malmessa che la tutela della sua qualità è quasi un dovere. Un coltivatore che decide di piantare il pomodoro cuore di bue o la trombetta di Albenga va tutelato più di uno che non lo fa”.

Ma non solo: “La selezione di un’agricoltura di qualità avrebbe anche una ricaduta positiva sul turismo. L’Italia è il paese leader del biologico. Nel 2011 il settore è cresciuto del 11,5 per cento rispetto all’anno prima. Mentre l’economia italiana arranca, l’agricoltura biologica è in netta controtendenza. Il mercato del bio vale poco più di tre miliardi di euro e anche il governo si prepara a sostenerlo. Oltre ad essere un settore produttivo in espansione, secondo gli ecologi internazionali, l’agricoltura biologica aiuta a preservare la biodiversità. Gli agricoltori che producono frutta e ortaggi bio svolgono un importante ruolo di tutela del territorio e quindi vanno incentivati”.

Al termine degli interventi, l’assessore ha replicato: “E’ il consumatore a scegliere il prodotto. I prodotti riconosciuti a marchio Dop e Igp sono prodotti che si autopromuovono. Chi ama il bio cercherà il prodotto bio e quindi chi lo offrirà avrà una premialità nella vendita. Se io ho un’attività commerciale e vendo prodotti di scarsa qualità e il mio vicino vende prodotti di buona qualità, probabilmente dopo tre giorni io chiuderò mentre il mio vicino continuerà a vendere. E’ la qualità che paga, se questa è richiesta dai consumatori. C’è chi ama i pomodori bio e chi ama quelli enormi che non vanno mai a male perché durano mesi in frigo e non apprezza quelli che si deteriorano in tre giorni. Ognuno sceglie in base alle sue inclinazioni. C’è chi crede nei prodotti bio e chi non ci crede. Io non ci credo”.

Delia Venerucci (Siamo Finale)

E proprio quest’ultima affermazione ha scatenato le proteste della minoranza consiliare e di Coldiretti: “L’affermazione dell’assessore Venerucci è veramente assurda – osservano Simonetti e Germia – Come consiglieri comunali a volte ci sembra di vivere una sorta di ‘teatro dell’assurdo’ avulso dal resto del mondo. E’ incredibile che un assessore con la delega all’agricoltura possa arrivare a dichiarare di non credere al bio e quindi di non aiutare il settore. E’ come se l’assessore alla scuola dicesse di non credere nell’alfabeto e non volesse salvaguardare l’insegnamento delle classi”.

Il referente di Coldiretti Marco Calcagno aggiunge: “Premiare il bio è importante, perché si tratta di un settore che punta su prodotti salutari ed è un’attività che salvaguarda il territorio. Non credere nel biologico è un punto di vista (per quanto ci abbia lasciato sconcertati e perplessi), ma per gli agricoltori della nostra zona che coltivano prodotti tipici sarebbe davvero importante avere una premialità. Ciò permetterebbe loro di non restare fuori dal mercatino di Finale e di evitare di dover cambiare orientamento. I prodotti tipici biologici, infatti, hanno un costo diverso rispetto alla produzione di larga scala: trovarsi fuori dal mercatino rappresenterebbe un danno non indifferente”.

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