La sentenza

Ex poliziotto condannato per concorso morale in sequestro di persona e minacce, assolto da altre cinque accuse

Il processo era partito da un'indagine sullo sfruttamento dell'immigrazione clandestina, a giudizio c'erano anche altre 7 persone che sono state assolte

tribunale Savona

Albenga. Assolto perché il fatto non sussiste dalle gravi accuse di sfruttamento dell’immigrazione clandestina, concussione, favoreggiamento personale, truffa aggravata e falso, ma condannato a due anni e quattro mesi per i reati di concorso morale in sequestro di persona e minacce. Si è chiuso con questa sentenza il processo che vedeva a giudizio l’ex poliziotto del commissariato di Alassio Davide Delogu.

Oltre a lui erano a giudizio, con contestazioni differenti, altre sette persone che sono state assolte da ogni accusa ad eccezione di Elton Alhysa che è stato condannato (con la stessa pena inflitta a Delogu) per sequestro di persona e minacce. Secondo l’accusa infatti, i due (ma l’esecutore materiale era l’albanese), nel giugno del 2009, avrebbero minacciato e poi “sequestrato”, caricandolo sopra un furgone e portandolo dentro un capannone di Cesio dove era stato colpito con un pugno, un albanese soprannominato “Jimmy” che avrebbe preteso del denaro dal poliziotto. Un episodio che la difesa aveva però contestualizzato in maniera molto precisa: la figlia di Delogu, all’epooca minorenne, aveva chiamato il padre per avvisarlo del fatto che Jimmy era fuori dalla porta di casa loro e lo cercava con insistenza. A quel punto Delogu, preoccupato per la figlia, aveva chiamato Alhysa chiedendogli di andare a casa sua per allontanare il connazionale. Così Elton Alhysa si era presentato da Jimmy e lo aveva caricato sul suo furgone per circa 300 metri, fino al capannone, dove lo aveva colpito con un pugno dicendogli di non farsi più vedere.

Lo stesso Delogu ha voluto chiarire il contesto in cui si è verificato quel fatto: “Il giorno che Jimmy è venuto a casa mia prima era andato a cercare mia moglie in azienda e l’aveva minacciata. Io quel giorno stavo lavorando e facevo un appostamento e non mi potevo muovere. Allora ho chiamato l’unica persona che in quel momento ritenevo che potesse mettere in sicurezza mia figlia, ovvero Elton Alhysa. Io ero realmente preoccupato per mia figlia anche perché conoscevo bene Jimmy e la sua pericolosità. Tanto per far capire chi è, basta dire che questo signore, una volta, ha inseguito un altro e lo ha colpito con un cacciavite”.

“E’ un’imputazione di carattere residuale riferita ad un fatto accaduto in sua assenza, comunque destinata a ridimensionarsi se non a cadere in fase di appello” il commento del suo legale, l’avvocato Carlo Manti.

Come era emerso già durante la requisitoria, quando il pm Chiara Maria Paolucci aveva chiesto l’assoluzione per Delogu e le altre due persone imputate per lo stesso reato, la moglie dell’uomo Rosellina Tuttorosa, titolare dell’azienda agricola, e un albanese che collaborava nell’attività, Llulzim Calliku, è caduta l’accusa di sfruttamento dell’immigrazione clandestina. La Procura aveva ipotizzato che fino al luglio del 2012 venissero impiegati cinque albanesi irregolari nell’azienda della piana ingauna.

Delogu, difeso dall’avvocato Carlo Manti, è stato assolto quindi anche per altre due delle gravi accuse che gli venivano contestate: la concussione (avrebbe minacciato un artigiano edile di far scattare dei controlli nei suoi confronti se non avesse pagati 10800 euro) e il favoreggiamento personale (avrebbe cercato di evitare che i colleghi denunciassero per guida senza patente l’albanese Elton Alhysa dicendo che era un suo “confidente”).

All’ex poliziotto erano state contestate altre accuse che non erano in nessun modo connesse con il presunto giro di sfruttamento dell’immigrazione clandestina, ma che erano state mosse dagli investigatori nell’ambito di quell’indagine, grazie ad una serie di intercettazioni telefoniche. Oltre al filone del sequestro di persona e delle minacce, Delogu era accusato di truffa e falso, insieme a tre medici: Roberto Pirino di Albenga, difeso dagli avvocati Fabio Cardone e dalla collega Carla Adorno, Luigi Granella e Gianuario Marco Mario Cosimo Carboni, entrambi sardi e difesi dall’avvocato Pala del Foro di Sassari, accusati di aver prodotto certificati medici falsi per far ottenere giorni di mutua al poliziotto anche se era in perfetta salute. Per tutti è arrivata l’assoluzione perché il fatto non sussiste.

“Non possiamo che esprimere grande soddisfazione. E’ stato un processo estremamente complesso ed articolato. C’è soddisfazione anche e soprattutto per il rispetto ed il riconoscimento della dignità personale e professionale del mio assistito, il dott Pirino” il commento dei difensori del medico, gli avvocati Cardone e Adorno.

Inoltre nel processo era rimasta coinvolta, sempre con le accuse di falso e truffa in concorso, anche una funzionaria del commissariato di Alassio, Maria Monte (difesa da Franco Vazio), che secondo la Procura avrebbe consigliato al collega di ripresentare un certificato, una falsa domanda di congedo ordinario per ferie, alterandolo apponendo una data che non risultava corretta e la firma apocrifa del collega. Anche per lei questa mattina l’accusa è caduta ed è stata pronunciata una sentenza di assoluzione perché il fatto non sussiste.

Un verdetto che il suo difensore, l’avvocato Franco Vazio, ha commentato così: “Era un’imputazione articolata ed un processo delicato, soprattutto perché riguardava un servitore dello Stato come la mia assistita: un Assistente capo di Polizia. Ero sicuro che il Tribunale di Savona valutasse con grande attenzione le questioni giuridiche sollevate e le prove portate a difesa della Sig.ra Monte ed ero fiducioso in una sentenza favorevole. Sono evidentemente contento per l’assoluzione della mia assistita, soprattutto perché so quanto sia stato duro per lei affrontare questo processo”.

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