L'interrogatorio

Don Carmelo Licciardello, oggi l’interrogatorio in Procura: “Chiarita la sua posizione”

don carmelo licciardello

Ceriale. “Ho spiegato tutto al magistrato. A quella donna non ho rubato un soldo”. Don Carmelo Licciardello, parroco di Dolcedo, finito nella bufera per un’inchiesta per circonvenzione di incapace nei confronti di una novantenne, è apparso tranquillo. Affiancato dal suo avvocato Graziano Aschero è stato ascoltato al sesto piano di palazzo di giustizia dal pm Chiara Venturi che indaga e coordina il lavoro della guardia di finanza.

Il sacerdote di Acireale, ex viceparroco a Ceriale, dall’anno scorso é nell’imperiese, a Dolcedo. Vita tra i paramenti e ora anche tra le toghe di magistrati e avvocati. Deve rispondere di circonvenzione di incapace nei confronti di una donna di 95 anni, originaria della Sardegna. La finanza lo accusa di averle sottratto 70 mila euro trasformate in polizze assicurative.

“M.A. sapeva tutto e a lei non ho rubato proprio un bel niente – aveva raccontato don Carmelo – La veritá? Ha ereditato 35 mila euro dopo la morte di una zia in Sardegna. Quei soldi li aveva depositati in banca e 40 mila euro li custodiva in casa. I rapporti con lei erano diventati di grande amicizia: ogni venerdì andavo a trovarla a casa perché riceveva la Comunione. Usciva di casa solo per andare a fare la spesa: era lucida, capiva e sapeva tutto. Le avevo consigliato di fare attenzione a tenere in casa tutti quei soldi. Ecco che allora nel 2011 siamo andati alla Banca San Paolo di Ceriale per aprire un conto. Era stata M.A. a decidere di cointestarlo. Qualche giorno dopo mi chiamò il direttore preoccupato per quella operazione. Fu lui stesso a consigliare di svincolare quei soldi ed aprire due polizze assicurative. Erano intestate a me, ma la beneficiaria era sempre la signora”.

La verità di quelle polizze cointestate l’aveva giá spiegata: “Non aveva rapporti idilliaci con i cugini che aveva conosciuto quando si era trasferita dalla Sardegna dopo la Seconda Guerra Mondiale per seguire uno zio maresciallo dei carabinieri. Si fidava di me. Non mi ha regalato soldi, lei è la beneficiaria di quelle polizze e in banca, per il conto cointestato ci sono altri denari con i quali si paga la retta della casa di riposo in Val Bormida”.

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