Non si tocca

Chiusura carcere di Savona si o no? Il Sappe infuriato: “Vogliamo la verità”

I detenuti hanno scritto al Ministro Orlando per chiedere che il penitenziario non sia chiuso

Carcere di Savona

Savona. Il Sant’Agostino non si tocca. Il Sappe interviene ancora in difesa del carcere di Savona che negli ultimi giorni è finito al centro di un vortice di notizie in merito ad una sua possibile chiusura.

Il Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria ha annunciato che perfino i detenuti si sono attivati per difendere il penitenziario scrivendo una lettera al Ministro Orlando. Tramite il segretario regionale Michele Lorenzo il Sappe non nasconde le proprie perplessità sulla vicenda chiedendo di fare chiarezza: “Non capiamo il silenzio delle istituzioni e dei politici sulla chiusura del carcere di Savona. A breve il segretario generale Donato Capece incontrerà il ministro Orlando per conoscere gli orientamenti veri, ma noi siamo pronti a scendere in piazza con un sit in di protesta”.

“Non capiamo se l’amministrazione penitenziaria si sia resa conto dell’assurdità del provvedimento e voglia tornare indietro sui suoi passi. Certamente ha creato allarmismo e se dovesse rivedere le sue decisioni, deve chiedere scusa prima ai colleghi di Savona e poi ai sindacati che si sono interessate al caso. Prima di decidere bisogna rendersi conto delle conseguenze che derivano” prosegue Lorenzo.

“Si susseguono notizie contrastanti circa il futuro della Casa Circondariale di Savona, organismo importante per il distretto savonese che risulta il più grande della Liguria. Parrebbe, da fonte di un sindacato confederale, che il Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria della Liguria, in data 7 ottobre abbia loro inoltrato una nota con la quale si assicurava che l’istituto di Savona sarebbe rimasto attivo solo per i servizi essenziali, senza però esplicitarli” spiega il segretario regionale del Sappe.

“In pari data la Direzione generale dei detenuti ovvero il capo del dipartimento, quindi ufficio sovraordinato a quello territoriale ligure e competente per materia, ha comunicato ai capi uffici della Procura e del tribunale di Savona che il carcere cittadino rientra nel piano di dismissione già stilato e sarà proposto al ministro il decreto di chiusura, contestualmente sarà dato inizio l’edificazione del nuovo istituto. Pertanto i detenuti in attesa di giudizio saranno trasferiti presso l’istituto di Genova Marassi. Qual è la verità? E’ indispensabile chiarire che di tutta questa corrispondenza non ne sono state partecipate le OO.SS. di categoria il che lascia presagire che forse nemmeno l’Amministrazione abbia le idee chiare in proposito. Il Provveditorato regionale assicura che saranno mantenuti i servizi essenziali senza però spiegare quali siano, mentre il Capo del Dipartimento, è di tutt’altro avviso e ufficializza i detenuti che saranno trasferiti. Allora quale è l’assembly point di questa pantomima” si chiede Lorenzo.

“Attualmente l’espressione della corrispondenza in possesso, dice e non dice, quindi si deduce che o il Provveditorato mente alle OO.SS. o il Capo del Dipartimento mente agli uffici giudiziari. Nel frattempo l’ansia attanaglia il personale che opera a Savona che è privo di notizie certe e le poche notizie ufficiali, e quelle captate, vengono interpretate in maniera personalizzata. Dagli incontri che questa organizzazione sindacale ha intrapreso ormai da tempo con varie compagini politiche ed istituzionali, è emerso una cosa certa: la volontà di costruire il nuovo istituto e di ridurre la capienza del S. Agostino. D’altronde la costruzione era già prevista dal piano carceri dell’allora commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria Dr. Franco Ionta, dove risulta un istituto da 240 posti bloccato per un contenzioso in essere”.

“In conclusione è necessario chiarire le intenzioni su Savona ed in via prioritaria sul futuro del personale. Proprio su tale fronte chiediamo un incontro ufficiale con l’amministrazione centrale perché è inaccettabile che si parli di chiusura di circa 20 istituti, con decreti già pronti ed alla firma, senza che nessuna comunicazione ufficiale sia pervenuta” conclude Lorenzo.

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