Savona. “Prendiamo atto del voto unanime in Consiglio Regionale sulla modifica della Legge Regionale n° 1 del 2014 al fine di suddividere la Provincia di Savona in tre anziché due Ambiti Territoriali Ottimali. Il movimento per l’acqua da sempre è per la costruzione di un numero di ATO rispondenti alla conformazione idrogeologica del territorio quindi, sotto questo profilo, la cosa non può che trovarci d’accordo. Il problema è però che questa scelta non è stata fatta sulla base di un ragionamento di buon senso, di rispetto dell’esito referendario del 2011, di ricerca dell’efficacia e dell’efficienza del servizio e, men che meno, per il rispetto di un Diritto Umano inalienabile qual è l’acqua”.
Così il coordinatore del Comitato Acqua Bene Comune Roberto Melone commenta la votazione del Consiglio regionale e dopo il presidio, con sciopero della fame, dei giorni scorsi, non risparmia critiche al capo gruppo in Regione Angelo Vaccarezza: “Altri sono gli obiettivi di chi ha fatto e portato avanti questa proposta, visto che l’unico atto concreto che Vaccarezza ha fatto alla fine del 2012, quando ricopriva il ruolo di presidente della Provincia, è stato quello di tentare di privatizzare il servizio idrico savonese. Atto bloccato dalla nostra mobilitazione in accordo con numerosi consiglieri provinciali e sindaci del savonese”.
“Il punto vero oggi, ammesso che tale modifica non venga impugnata dal Governo, è: a chi verrà affidata la gestione dei 2/3 servizi idrici della provincia?” si chiede Melone.
“Come movimento ribadiamo con forza che l’unica strada efficace ed efficiente, rispettosa degli esiti referendari e della volontà delle cittadine e dei cittadini savonesi, è quella di costruire ex novo una o più aziende speciali consortili”.
“Le aziende speciali sono soggetti di diritto pubblico con l’obbligo del pareggio di bilancio (nessun utile da spartire ma gli eventuali avanzi di gestione devono essere reinvestiti nell’azienda migliorando il servizio, calmierando le tariffe e migliorando le condizioni di lavoro dei dipendenti) nelle quali è possibile inserire elementi di partecipazione dei cittadini e dei lavoratori sia nella fase di programmazione sia in quella di verifica e controllo che, lungi dall’essere sinonimo di “lungaggini burocratiche”, rappresentano l’unica garanzia che non si trasformino in carrozzoni clientelari e per la riduzione dei costi ecologici e sociali di lungo periodo nella gestione del servizio idrico”.
“Questa è la strada che indichiamo, che hanno indicato le cittadine e i cittadini savonesi e che i sindaci devono perseguire. Come sempre siamo pronti alla lotta e alla mobilitazione!”.