Illegale

Urbe, blitz delle forze dell’ordine alla “Sagra del Cacciatore”: sequestrati 250 chili di carne di cinghiale

Ben 16 “mezzene” di cinghiale erano sprovviste della documentazione sull'origine e la conservazione

cinghiale cinghiali

Urbe. Oltre 250 chili di carne di cinghiale sono stati sequestrati dalla guardia forestale in occasione di un controllo effettuato presso la “Sagra del Cacciatore” di sabato scorso in località San Pietro a Urbe.

Al servizio hanno preso parte anche i carabinieri e l’ufficio veterinario dell’Asl2 savonese. Scopo dell’intervento era di accertare la provenienza della selvaggina somministrata nel corso della manifestazione gastronomica, ed appurare quindi il rispetto della normativa in materia di igiene e sanità degli alimenti.

E’ invece emerso che le sedici “mezzene” di cinghiale (per un totale di oltre 250 chilogrammi) che stavano cuocendo sullo spiedo verso metà pomeriggio erano sprovviste di qualsiasi documentazione che ne attestasse tanto l’origine quanto le modalità di conservazione.

Secondo gli organizzatori si sarebbe trattato di animali catturati dalla locale squadra di caccia durante la passata stagione venatoria; poi macellati e congelati dai cacciatori stessi.

Tale condotta oltre a configurare violazione alla normativa sanitaria comporta anche il reato previsto dalla legge nazionale sulla caccia, che vieta espressamente di destinare a sagre o manifestazioni di carattere gastronomico la selvaggina abbattuta.

I funzionari intervenuti hanno quindi sottoposto a sequestro tutti i cinghiali, che sono stati successivamente distrutti e smaltiti da una ditta specializzata.

Anche questo è probabilmente un risvolto legato all’abnorme proliferazione dei cinghiali: argomento molto dibattuto ed attuale, che arreca problemi in agricoltura e talvolta anche in città.

Mentre un tempo il cinghiale era una preda piuttosto rara oggi, a fronte delle sempre più copiose catture fatte dai cacciatori, ci si trova a dover utilizzare carni in quantità di gran lunga eccedenti il consumo familiare.

“Rammentiamo – dicono dal comando provinciale della guardia forestale di Savona – come secondo gli zoologi la proliferazione dei selvatici sia strettamente condizionata dalla disponibilità alimentare, notevolmente aumentata con l’abbandono delle campagne e dei boschi ove, ad esempio, l’uomo non raccoglie più castagne né ghiande. Nonostante nell’attuale contesto sia quanto meno inopportuno alimentare artificiosamente i cinghiali con mangime e granturco, la Forestale ha da tempo accertato e segnalato agli enti preposti che si tratta di una pratica a volte attuata da per ottenere un maggior numero di animali da abbattere nel proprio territorio di competenza esclusiva”.

In alcuni casi sono stati identificati dalla forestale cacciatori intenti a distribuire alimenti nelle zone frequentate dai cinghiali, anche utilizzando macchine a funzionamento elettromeccanico, in grado di effettuare erogazioni periodiche di mangime, condizionando così gli animali a restare in quel territorio di caccia per alimentarsi, favorendo l’aumento degli individui e di conseguenza parti più frequenti.

La commercializzazione delle prede può fornire una motivazione ulteriore, tenuto conto anche delle spese che vengono affrontate per l’acquisto di ingenti quantità di mangime.

La normativa in materia non prevede attualmente divieti specifici, se non quelli che derivano da apposite ordinanze sindacali che tuttavia in provincia di Savona riguardano meno del 10 per cento dei comuni.

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