Operazione dumper

Mazzette in Comune a Vado: rinvio a giudizio per Pietro Fotia, patteggia l’ad di Cement-bit video

Il giudice Francesco Meloni ha invece assolto i due dipendenti comunali che erano rimasti coinvolti nell'indagine

Vado L. Due rinvii a giudizio, due patteggiamenti, due assoluzioni in abbreviato e alcune sentenze di non luogo a procedere per prescrizione e per mancanza della condizione di procedibilità E’ lo scenario che si è delineato questa mattina al termine dell’udienza preliminare per il procedimento relativo all’operazione “Dumper”, quella che nel maggio del 2011 aveva scoperto il giro di mazzette intorno al Comune di Vado Ligure.

Il giudice Francesco Meloni ha rinviato a giudizio con le accuse di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, truffa e falsità ideologica l’imprenditore Pietro Fotia e (come persona giuridica) la sua società, la Scavo-ter. Nei confronti di Fotia, in relazione ad alcuni capi d’imputazione, è stata emessa sentenza di non luogo a procedere per prescrizione del reato.

Hanno invece scelto la via del patteggiamento Giampiero Sertore e la società della quale era amministratore, la Cement Bit srl. Per il dirigente, che doveva rispondere di corruzione (secondo l’accusa anche lui aveva versato soldi alla società Riviera Basket per ottenere l’assegnazione di diversi appalti pubblici) la pena è di un anno e un mese di reclusione con la sospensione condizionale della pena, mentre l’azienda ha patteggiato una sanzione da 41200 euro.

Il legale rappresentante della Cement-bit, Carlo Piovano, è stato invece prosciolto da tutte le contestazioni che gli venivano mosse: per alcune perché il giudice ha riconosciuto che il “fatto non sussiste”, mentre altre sono finite in prescrizione. Stesso discorso per alcune delle imputazioni mosse nei confronti di Giorgio Ambrosiani, della sua società, la Edilambrosiani.

Sono invece stati assolti “per non aver commesso il fatto” Gianpaolo Giamello e Simona Schinca, entrambi dipendenti del comune di Vado, che avevano chiesto di essere giudicati con l’abbreviato (anche il pm Ubaldo Pelosi aveva chiesto la loro assoluzione).

Il procedimento riguardava tutti i reati per i quali Roberto Drocchi, ex capo del settore lavori pubblici del comune di Vado, aveva patteggiato per corruzione, occultamento di documenti contabili e falso in atto pubblico. Agli imprenditori coinvolti nell’inchiesta veniva infatti contestato di aver versato mazzette per centinaia di migliaia di euro, sotto forma di sponsorizzazione per la squadra di basket della quale Drocchi era presidente, in cambio dell’assegnazione di appalti pubblici nel territorio comunale vadese.

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