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Alassio, i matrimoni come nuovo “business turistico”

Sono sempre di più le coppie che scelgono il nostro territorio come location per i loro matrimoni

Alassio. I matrimoni come nuovo business turistico. Potrebbe essere questa (e in parte pare esserlo già) la nuova frontiera dell’accoglienza della Riviera ligure e in particolare di quella savonese. Sono sempre di più, infatti, le coppie che scelgono il nostro territorio come location per i loro matrimoni, come conferma il wedding-planner alassino Federico Silvestri: “Tantissimi stranieri scelgono l’Italia e in particolare la Liguria come luogo in cui celebrare le loro nozze. Le richieste più numerose riguardano il levante della Regione, da Portofino alle Cinque Terre, ma anche il ponente sta tenendo bene”.

A scegliere la Riviera ligure sono soprattutto americani, inglesi e irlandesi: “L’ultima coppia con cui ho lavorato ha voluto celebrare il loro matrimonio ad Alassio perché era la meta delle vacanze dello sposo, che veniva qui fin da quando era bambino. Hanno fatto festa per una settimana perché nel loro paese è usanza prolungare le celebrazioni per più giorni. I due sposi sono arrivati lunedì, gli invitati mercoledì. Giovedì si sono sposati a palazzo civico e la sera hanno offerto un cocktail agli ospiti in un hotel di Alassio. Venerdì nella cattedrale di Sant’Ambrogio ad Alassio si è tenuta una cerimonia officiata da un pastore irlandese (fatto arrivare appositamente dall’Irlanda) secondo il rito tradizionale del loro paese. Sabato, invece, è stato organizzato un brunch di saluto per gli ospiti sulla spiaggia. Domenica e lunedì, poi, sono ripartiti”.

Per circa una settimana, quindi, le strutture ricettive, i ristoranti e tutte le altre attività del settore della città hanno ospitato decine di ospiti provenienti da fuori: “L’accoglienza è l’organizzazione – spiega ancora Federico Silvestri – sono state tanto apprezzate che quattro coppie hanno chiesto di poter organizzare il loro matrimonio qui. Gli alberghi hanno ospitato decine di persone, i ristoranti, i bar e i negozi hanno fatto affari. Dal punto di vista turistico, quindi, le cerimonie di matrimonio possono rappresentare una nuova e importante risorsa“.

La cosa fondamentale è avere la location giusta: “C’è una differenza fondamentale tra gli sposi che vengono dall’estero e quelli italiani. I primi puntano sulla località nota e famosa. Vogliono poter dire agli amici: ‘Io mi sono sposato qui’. Poco importa la bellezza del contesto: l’unica cosa che conta è il nome della località. Per questo scelgono città d’arte o città di mare famose nel mondo. Un po’ come Alassio. Invece gli italiani, e specie quelli che vengono dal nord, preferiscono sposarsi in riva al mare. Per loro questo è l’aspetto più importante. Tant’è che molti chiedono espressamente di potersi sposare in spiaggia, in riva al mare”.

Visto questo nuovo e inaspettato risvolto del turismo, occorre attrezzarsi: “Ci sono alcuni aspetti che dovrebbero essere ‘corretti’. Il primo riguarda le location: non ci si può sposare dappertutto ma solo nei luoghi espressamente autorizzati, che di solito sono i comuni e le chiese. Per compensare questo problema, di solito si organizza la cerimonia ufficiale a palazzo civico o in chiesa e poi se ne organizza una seconda, non ufficiale e con un cerimoniere simbolico, nel luogo scelto dagli sposi. Alcuni Comuni, però, si stanno muovendo in questo senso e hanno creato albi appositi dei luoghi nei quali è possibile effettuare i matrimoni civili. Ciò è avvenuto a Savona e presto avverrà anche in altri centri del savonese. Come a Villanova d’Albenga: il prossimo 27 giugno un matrimonio verrà celebrato al Palazzetto dei Fiori, che è stato equiparato a ‘casa comunale’ per le cerimonie”.

Il secondo aspetto riguarda la qualità: “Tanti matrimoni, come detto, si svolgono in spiaggia. A volte, però, le strutture non sono adatte. In quei casi l’organizzazione allestisce il set al completo portando le sedie per gli ospiti, l’altare e l’arco per gli sposi, l’orchestra e, se serve, anche i tavoli per il rinfresco. Purtroppo il momento di crisi impone di fare attenzione a come si spendono i soldi, ma certamente sarebbe importante se i concessionari balneari decidessero di investire in questa nuova forma di offerta turistica che qui sta prendendo molto piede”.

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