Rinvio

Processo Don Fusta: sfilata di testimoni in aula e processo rinviato

L'ex parroco di San Nicolò a Pietra accusato di favoreggiamento personale di un pedofilo

Palazzo di Giustizia (Tribunale) di Savona

Savona. Una lunga serie di audizioni e poi il rinvio. Sono stati ben otto i testimoni che stamattina hanno sfilato davanti al giudice Francesco Giannone nell’ambito del processo a Don Fusta, l’ex parroco di San Nicolò a Pietra accusato di favoreggiamento personale di un pedofilo. Al termine delle deposizioni, il giudice del tribunale di Savona ha deciso di rinviare il processo al 3 giugno per le conclusioni.

A don Fusta, assistito dall’avvocato loanese Alessandro Vignola, viene contestato di aver consigliato alla madre di una presunta vittima di abusi di non sporgere denuncia alle autorità. I fatti presi in esame risalgono al 2006: al centro dell’episodio c’era una ragazzina dodicenne che, secondo l’accusa, venne palpeggiata da un sessantenne loanese, amico della famiglia, che si era detto disponibile a far compagnia alla piccola a letto con l’influenza (un procedimento che, lo scorso 22 ottobre, si era concluso con l’assoluzione dell’imputato “perché il fatto non sussiste”).

La madre aveva già testimoniato davanti al giudice Francesco Meloni, ma poi a marzo scorso aveva ribadito quanto aveva già detto in precedenza anche davanti al giudice Giannone: “Non ricordo bene il periodo, era gennaio o febbraio, ma andai a parlare con lui perché era parroco a Pietra. Non sapevo come comportarmi, se denunciare quello che era successo. Vedevo che mia figlia non dormiva più da sola e allora ho deciso di parlare con Don Fusta perché conosceva quella persona. Siamo andati nel suo ufficio in parrocchia ed eravamo solo noi due. Gli ho parlato di mia figlia e lui disse di non fare denuncia, di dire a mia figlia che farlo è contro la chiesa” aveva raccontato la madre della ragazzina.

“Ricordo che alla fine della nostra chiacchierata mi ha fatto il gesto del ‘ti assolvo’ come se mi fossi confessata, ma per me non era una confessione. Io non gli ho detto il nome di quell’uomo, ma quello della moglie” aveva precisato la mamma della presunta vittima che aveva anche aggiunto di non avere dubbi sul fatto che Don Fusta, conoscendo i coniugi, avesse capito di chi si stava parlando.

Non è da escludere che alla luce dell’esito del processo “madre” (quello per la violenza sessuale) anche le accuse di favoreggiamento nei confronti di don Fusta, al quale viene appunto contestato di aver “consigliato” alla mamma della piccola di non denunciare le presunte molestie subite dalla bimba, possano cadere. Con l’assoluzione dell’uomo accusato di pedofilia, di fatto, verrebbe infatti a mancare anche il presupposto del reato di favoreggiamento: se gli abusi non ci sono stati, di conseguenza, nessuno può averli “favoriti”.

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