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Tirreno Power, i sindacati “Garanzie e chiarezza o organizzeremo azioni a livello nazionale”

Filctem, Flaei e Uiltec si sono riunite a Civitavecchia per discutere della crisi della centrale vadese

Tirreno Power operazione trasparenza

Vado Ligure. Riprendere i confronti per arrivare ad una soluzione che possa salvaguardare l’occupazione, cercare di capire la volontà dell’azienda, ottenere garanzie dalla presidenza del consiglio e, nel caso, riprendere le azioni di lotta.

Sono queste le decisioni prese dalla riunione tra Filctem, Flaei e Uiltec tenutasi venerdì scorso a Civitavecchia per discutere della crisi di Tirreno Power. I quadri sindacali provenienti da tutti i siti produttivi, i rappresentanti delle segreterie regionali e territoriali, coordinati dalle tre segreterie nazionali, hanno analizzato la situazione in ogni dettaglio, mettendo in luce i diversi aspetti di questa vicenda che, agli occhi dei sindacati, appare sempre più “misteriosa”.

“Ovviamente la gravissima crisi che investe tutto il settore elettrico (anche Enel ha dichiarato circa 800 esuberi da ricollocare entro il 2015), è stata lo sfondo della riflessioni e proposte messe in evidenza – spiegano i sindacati in una nota – Una crisi che non accenna a dare segnali positivi e che complica, quindi, la strada per una soluzione positiva dell’intera vicenda. È emersa, tuttavia, ancora una volta l’illogicità di una condizione che non nasce, solo, come sempre avviene, da una situazione ‘classica’ di crisi industriale (delocalizzazioni, concorrenza, costo dell’energia o del lavoro, ecc.), ma anche da un sequestro illogico (la centrale non superava i limiti di legge prima del sequestro e i dati dell’aria, successivi al blocco della centrale di Vado, confermano questo dato), da comportamenti ambigui degli azionisti di Tirreno Power e, ci duole dirlo, dall’incapacità delle istituzioni di riuscire a risolvere una situazione difficile, ma non complessa per i motivi sopra esposti“.

Le segreterie nazionali hanno sottolineato come per ben due volte la presidenza del consiglio dei ministri abbia dato buone aperture ma che le stesse, successivamente, siano rimaste “lettera morta”. Così come è stato ricordato durante l’ultimo incontro, sempre presso la presidenza del consiglio, che “il ministro Galletti abbia dato alcune rassicurazioni sui quattro punti che l’azienda aveva dichiarato come irrinunciabili, ma che la stessa, stranamente, non abbia voluto cogliere queste aperture”.

Un altro aspetto che ha ricevuto molte attenzioni da parte dei quadri sindacali presenti è stato quello riguardante i comportamenti che l’azienda ha tenuto subito dopo la sottoscrizione dell’accordo relativo alle uscite per mobilità: “Un atteggiamento che è stato da tutti ritenuto altamente provocatorio e che ha portato le tre segreterie regionali della Liguria, del Lazio e della Campania, a dichiarare azioni di lotta conseguenti. Anche l’atteggiamento arrogante e supponente da parte di alcuni responsabili aziendali è stato reso pubblico per meglio chiarire il clima che si respira all’interno delle centrali”.

Nella replica finale le segreterie nazionali, sostenute dai responsabili sindacali presenti, hanno messo in evidenza che “il percorso fin qui seguito ha portato alla sottoscrizione di un buon accordo che ha salvaguardato sia i lavoratori usciti dal perimetro aziendale che quelli rimasti in servizio. Siamo riusciti a coinvolgere tre ministeri (sviluppo economico, ambiente e sanità) e la stessa presidenza del consiglio dei ministri, un risultato che raramente è stato raggiunto per vertenze di questo genere nel settore elettrico. E’ vero che che l’azienda, a tutti i livelli, sta forzando la mano con comportamenti provocatori tesi forse a ‘far saltare il banco’; per questo motivo gli atteggiamenti da seguire nelle prossime settimane dovranno essere ponderati e calibrati in maniera molto attenta. E’ evidente che se la situazione esplodesse, gli unici a pagarne le conseguenze sarebbero i lavoratori stessi. E’ assolutamente necessario alzare il livello dell’attenzione per capire alcuni aspetti che, con il passare del tempo, sembrano essere sempre meno chiari. Arrivati a questo punto bisogna avere certezze circa la volontà aziendale di fare l’investimento sul sito di Vado”.

Al termine, i sindacati hanno messo a punto la strategia da attuare a breve: “Proseguono le azioni di lotta già proclamate nelle tre regioni al fine di rimuovere tutti quegli atteggiamenti che hanno rovinato il clima aziendale. Devono riprendere i confronti locali per ripristinare un clima propositivo e per trovare soluzioni più equilibrate ai problemi riscontrati all’interno dei tre Siti, con l’obiettivo della massima salvaguardia occupazionale possibile, anche all’interno del piano di ristrutturazione del debito in via di approvazione. Occorre capire la reale volontà di Tirreno Power di effettuare l’investimento previsto, perché alcuni segnali lasciano intendere che l’azienda voglia allungare i tempi proprio per evitare di impegnare ora, ingenti somme di denaro. Bisogna anche riprendere rapidamente l’iniziativa con la presidenza del consiglio dei ministri, perché le garanzie date nei due incontri precedenti, non possono non sfociare in una soluzione che risolva definitivamente il problema. A valle dell’incontro con il nuovo direttore generale, che si terrà il 13 maggio, se non interverranno chiarimenti e garanzie significative sul versante della salvaguardia occupazionale, saranno organizzate a livello nazionale ulteriori azioni di lotta tese alla soluzione positiva della vertenza in atto”.

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