Paradossi

In Spagna salvano la vita ai cani, in Italia li accusano di maltrattamenti fotogallery

L'incredibile storia arriva da Ortovero: blitz a casa di una coppia che ospita in casa ben 13 cani, tutti vecchi, malati o destinati all'abbattimento

Ortovero. Il decano è Garcia. Con lui vivono Platone, Rex, Giuditta, Oreste, Armando, Arturo, Giobatta, Bruno, Denise, Perla e Gennarino. Senza dimenticare l’ultimo arrivato, Pippo. Sono i 13 cani di Claudia e Nicolò, una coppia di Ortovero che ha deciso, semplicemente, di dedicare per quanto possibile il proprio tempo e le proprie energie ad aiutare gli animali in difficoltà.

Garcia e i suoi amici sono cani “speciali”. Giobatta è senza una zampa, Gennarino è sordo, mentre l’ultimo arrivato in famiglia, Pippo, è cieco. Molti di loro sono spagnoli: là, nelle Perreras, un quattrozampe può restare solo 10 giorni prima di essere abbattuto. Un destino crudele al quale Claudia e Nicolò hanno sottratto ben 10 dei loro ospiti.

La loro casa è diventata un vero e proprio rifugio per questi animali, alcuni perché vecchi, stanchi o malati, altri perché letteralmente strappati alla morte. Per questo fa ancora più impressione che, qualche giorno fa, a casa loro sia arrivato un controllo di Asl e Finanza a seguito di una segnalazione. L’accusa è di quelle pesanti: maltrattamenti.

Tutto è avvenuto la scorsa settimana. La coppia, dopo aver vissuto anni a Granada (dove si è battuta proprio contro le Perreras collaborando con “Una Cuccia per la Vita”), si è stabilita ad Ortovero ed è molto conosciuta nel territorio ingauno proprio per l’attivismo animalista. Claudia ha un diploma di educatore cinofilo e mette a disposizione la sua esperienza gratuitamente a chi è in difficoltà con la gestione del cane; ed entrambi sono volontari Enpa nel canile di Albenga e da un anno si occupano degli affidi dei cani presso le famiglie.

Un idillio, fino alla scorsa settimana. Poi è successo qualcosa: “Sono arrivati alle 8 del mattino, erano in cinque – racconta Claudia – due finanzieri, due operatori dell’Asl di Albenga e una veterinaria savonese. Mi hanno spiegato di aver ricevuto una segnalazione e di dover controllare i miei cani. Inizialmente mi hanno detto che secondo l’autore della segnalazione gli animali disturbavano con schiamazzi; poi, nel corso del controllo, hanno precisato che ero accusata di maltrattamenti perché, secondo l’anonimo segnalatore, era possibile che i cani si stessero sbranando tra loro”.

Maltrattare gli animali: un pensiero infamante, per due come Claudia e Nicolò che hanno deciso di dedicare una parte consistente della propria vita, della propria casa e dei propri risparmi proprio ai quattrozampe. “I controllori erano senza mandato, quindi avrei potuto non farli entrare – spiega Claudia – e invece è stato per me un punto d’orgoglio poter dimostrare loro quanto bene sono accuditi, tutti vaccinati, puliti e con moltissimo spazio vitale per ognuno”.

Tutto si è risolto quindi in una bolla di sapone: ma la sorpresa e il fastidio rimangono. “Il paradosso è ben rappresentato da Pippo, affidatomi pochi giorni fa proprio dalle stesse persone che si sono occupate del controllo. Fa un po’ sorridere una segnalazione fatta a una famiglia che, qui in zona, tutti conoscono come amante degli animali. Diamo persino nomi umani ai nostri cani: so che devono rimanere animali, ma umanizzarli almeno nel nome è un modo per renderli un po’ più parte di una vera famiglia”.

Le motivazioni del gesto restano al momento ignote. “Non so darmi un perché – ammette Claudia – capisco che chi non mi conosce può nutrire dei dubbi: come mai abbiamo così tanti animali, cosa ne facciamo, li alleviamo, li vendiamo? Ma chi mi conosce e sente una cosa del genere si mette a ridere: a parte il nostro amore per loro, i miei animali sono tutti vecchi e ammalati, oltre che castrati e quindi non potrei venderli o fare un allevamento nemmeno se volessi”.

In tutta la vicenda un aspetto positivo c’è. “Sono ben felice che il controllo sia stato fatto ‘di sorpresa’ e con tempestività, questo significa che il servizio veterinario funziona e fa il suo lavoro. Hanno fatto bene a farlo anche con noi, non si può mai sapere: anche se in effetti fa sorridere pensare che quando sono arrivati io stavo uscendo per andare al canile, e quindi li avrei comunque incontrati là 10 minuti dopo…”.

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