Cairo Montenotte. “Nessuno ci ha avvisato. E ci sono 207 lavoratori a rischio”. Sono arrabbiati e preoccupati i rappresentanti dei lavoratori dell’Italiana Coke di Bragno. L’azienda ha chiesto l’apertura della procedura di concordato preventivo in bianco. La speranza di dipendenti e delegati sindacali è che ciò possa permettere di proseguire l’attività industriale.
“Una parte dei lavoratori è già in cassa integrazione – ricorda Tino Amatiello, segretario provinciale di Filctem Cgil – L’azienda ha problemi di liquidità che potrebbero comportare lo stop alle attività dei forni”.
Se il tribunale accetterà la richiesta, occorrerà nominare un commissario di controllo che vigilerà affinché l’azienda “ristrutturi” il proprio debito.
Per lunedì è stato convocato un vertice tra i dirigenti e le segreterie dei sindacati, che chiederanno chiarimenti e garanzie sul fronte dell’occupazione del sito di Bragno, mentre martedì è stata convocata un’assemblea dei lavoratori.
Dal 2 febbraio 40 dipendenti dell’azienda valbormidese (per lo più impiegati negli uffici, nel magazzino generale, nelle spedizioni e nei laboratori) si trovano in cassa integrazione a rotazione. Il periodo di cassa doveva durare solo tre mesi: l’accordo era stato ratificato tra azienda e sindacati all’Unione industriali di Savona, per far fronte ad alcuni problemi di liquidità e eccessivi costi di produzione.
A incidere pesantemente sulle sorti dell’Italiana Coke c’è la crisi della filiera del carbone nel savonese, che di riflesso ha messo in difficoltà anche Idrotecnica, che opera presso i forni della Italiana Coke di Cairo Montenotte.