Baseball

Integrazione e sport, il Progetto 42 ha fatto tappa a Cairo

Coinvolti gli studenti della scuola media

Cairo Montenotte. Ieri, martedì 24 marzo, il teatro del Palazzo di Città di Cairo Montenotte ha ospitato i ragazzi della scuola media che, assieme alle locali società di baseball e softball cairesi, hanno aderito al Progetto 42, programma della Federazione Italiana Baseball Softball, supportato dall’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali della Presidenza del Consiglio, dalla Federazione Italiana Educatori Fisici e Sportivi, e dalla Società Italiana di Storia dello Sport.

Il progetto è specificamente dedicato alle scuole di ogni ordine e grado per coniugare la trasmissione dei valori più strettamente sportivi della disciplina a quella dell’integrazione attraverso la storia di Jackie Robinson, primo giocatore afroamericano a giocare in una squadra professionistica della Major League di baseball i Brooklyn Dodgers, magistralmente raccontata dal film Warner Bros “42“.

Hanno partecipato alla manifestazione l’assessore allo Sport Stefano Valsetti, il presidente regionale Fibs Maurizio Cecchini, Simona Rebella presidente del Baseball Cairese, Giampiero Pascoli, Davide Berretta, Matteo Pascoli, Flavio Arena, Annalisa Poppa e Chiara Bertoli in rappresentanza delle società di baseball e softball di Cairo.

Il film narra la storia di “quel periodo buio”, tra i Quaranta e i Cinquanta, negli Stati Uniti, durante il quale la scritta “Whites only”, solo bianchi, è dappertutto e il baseball non fa eccezione. Gli afroamericani hanno il loro campionato, la “Negro League”, e gli spettatori di colore, che assistono alle partite della Major League, non possono neppure sedersi in tribuna assieme agli altri, ma stanno per terra, sui prati rialzati intorno allo stadio. Ed è “questo mondo di bianchi per bianchi” che Branch Rickey, l’allora general manager dei Brooklyn Dodgers, rivoluziona chiamando Robinson nella sua squadra: “Ti ho visto giocare, sei molto bravo, solo questo conta…”.

Significativa, nel film, proprio la figura del general manager che diventa mentore del suo giocatore e che con un gesto di coraggio e di sfida decide di “violare una legge non scritta” facendo giocare Robinson nella propria squadra. “E’ diventato un mondo difficile ed il baseball non ne aveva coscienza. Io ti ho chiamato perché amo questo gioco, gli ho dato la mia vita, ma c’era qualcosa di ingiusto nel cuore del gioco che amiamo. Tu mi hai fatto di nuovo amare il baseball…” sono le parole profonde che Branch Rickey rivolge al suo pupillo; il baseball supera le barriere antirazziali e apre la strada all’integrazione. Non sarà una stagione facile e dura sarà la strada verso l’accettazione del primo nero a giocare in Major League, ma alla fine è lo sport a vincere su tutto, la volontà di essere squadra per centrare l’obiettivo di giocare a baseball e vincere il campionato…

Il film è affascinante ed è stato visto in un silenzio quasi irreale, rotto da un lungo applauso finale quando sono apparsi i titoli di coda. Poi tante domande dei ragazzi, alcune tecniche, alcune sull’integrazione; il professore Ghidetti, che ha voluto fortemente che il Progetto 42 passasse anche per Cairo Montenotte, ha ricordato come lo sport debba sempre essere un modus vivendi che superi ogni barriera culturale razziale di lingua o di religione e di come sia diventato importante parlarne.

Anche il professor Dernetti ha presentato l’iniziativa spiegando che mai come in questi giorni gli argomenti del razzismo e dell’integrazione siano ancora alla ribalta e siano temi delicati da non sottovalutare.

I tecnici e i giocatori delle società Baseball Cairese e Softball Star Cairo, che hanno partecipato alla manifestazione, hanno raccontato di diverse esperienze fatte al di fuori dei confini nazionali, ad esempio in Giappone, dove, in un girotondo di razze e culture diverse, tutti sono poi accomunati dal baseball, quale lingua comune; ancora al Mundialito che ha visto da sempre la partecipazione di squadre straniere e soprattutto l’inserimento nelle squadre locali di giocatori provenienti da nazioni diverse ed integrati attraverso l’universalità dello sport condiviso e non si parla di professionisti ma di persone comuni che si sono trasferite con la famiglia in Italia.

Insomma una intensa mattinata di sport e di “integrazione”, che al di là della spettacolarità del gioco ha offerto spunti per riflettere e per combattere sempre contro il razzismo.

Nelle foto: tecnici e dirigenti; la platea gremita; Maurizio Cecchini; l’assessore Valsetti; il professor Dernetti; il professor Ghidetti.

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