Slackline

In equilibrio sul mare di Finale, l’impresa dello svizzero Volery. Ma quell’accoglienza amara… fotogallery

Nel video le suggestive immagini in cui Samuel Valery, su uno "slackline" di 290 metri, sfida le acque di Finale Ligure con una serie di spettacolari evoluzioni. Peccato, però, per il benvenuto "all'italiana"

Finale Ligure. Si scrive “Slackline”, si legge equilibrio, adrenalina e brivido. Un filo lungo 290 metri, sospeso sopra il mare di Finale Ligure: e l’incredibile ondeggiare tra la sensazione che quell’uomo sia sospeso nel vuoto e quella che cammini sulle acque.

Lo Slackline è, appunto, la piccola fettuccia di poliestere su cui il protagonista del video, Samuel Volery, compie le sue evoluzioni. Si tratta in sostanza di una disciplina che per certi versi somiglia all’arte del funambolismo: in questo caso però si cammina su una fettuccia piatta, e non una corda tesa tra due punti, e non è inoltre consentito l’uso del bilanciere. Nata negli Stati Uniti nei primi anni ottanta, si è sviluppata specialmente nell’ambiente dell’arrampicata; oggi è molto conosciuta anche in Brasile e in vari stati europei (Francia, Spagna, Germania), mentre in Italia è ancora piuttosto rara.

Forse anche per questo lo svizzero Samuel Volery ha scelto proprio l’Italia, e precisamente Finale Ligure, per compiere la sua impresa: camminare lungo 290 metri di slackline, compiendo una serie di evoluzioni e rimbalzi (“bounce”) sullo splendido scenario del mare nostrano. Anche se non si tratta di un record (Jerry Miszewski nel 2012 percorse per intero una fettuccia da 494 metri) le immagini che ne scaturiscono sono sensazionali: in alcuni fotogrammi si ha davvero l’impressione che Sam stia camminando sulle acque, sospeso in un istante di magia.

Grazie a questo video, che sui social sta facendo il giro del mondo, Volery ha indirettamente promosso la nostra terra regalando un po’ di visibilità all’Italia e nello specifico a Finale. “E Finale lo ha ripagato con tanta adrenalina e uno scenario mozzafiato“: ci sarebbe piaciuto concludere l’articolo così, con il più classico degli happy end. Peccato, però, che l’Italia abbia regalato a Volery anche un ricordo molto meno piacevole: come si vede all’inizio del video, qualcuno poco prima delle riprese ha spaccato il vetro della sua auto e gli ha rubato la videocamera, costringendolo a effettuare le riprese con mezzi di fortuna. Welcome to Italy. O no?

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