Lettera al direttore

Un lettore di Ivg commenta il “caso” degli otto profughi che non hanno voluto farsi identificare

Con la presente vorrei sottoporre una riflessione, che credo sia condivisibile da tanti nel nostro bel paese, a seguito di quanto accaduto qualche giorno fa a Cengio, dove alcuni migranti hanno rifiutato di fornire le loro impronte digitali.

Mi preme sottolineare che personalmente non ho alcun preconcetto riguardo le persone che provano a migliorare le loro vite viaggiando verso terre che prospettano opportunità e libertà impossibili da perseguire nei loro paesi di origine. Questo pero non dovrebbe precludere l’osservazione delle norme e leggi vigenti.

Quando 8 persone, arrivate sulle nostre coste in modo illegale, accolte, nutrite, rilocate sul nostro territorio, a totale costo di noi contribuenti, si rifiutano di fornire le indicazioni necessarie per la loro completa identificazione, negando l’acquisizione delle loro impronte digitali/foto, siamo di fronte ad un serio problema.

Non sorge spontaneo chiedersi perché? Se il loro solo scopo fosse quello di abbandonare il loro paese per una vita migliore, perché non fornire quanto richiesto dalla legge?

Altri cittadini stranieri come francesi, inglesi, americani quando arrivano in Italia, si sottopongono, senza che nessuno li debba accompagnare tra un ufficio e l’altro, a loro totale spese, a tutti gli adempimenti necessari a regolarizzare il loro stato di migranti assicurandosi di ricevere il codice fiscale per essere sicuri di contribuire ai non pochi contributi fiscali richiesti dallo stato Italiano.
Dunque, la mia domanda è: perché?

Perché se si arriva su un barcone si può viaggiare nostro paese gratis? Perché i servizi sociali dei comuni mettono a disposizione di cittadine “temporanei” più di quanto non facciano per i residenti bisognosi? Perché ci si può rifiutare di fornire le impronte dicendo di non volersi fermare in Italia ma essendo comunque entrati sul suolo europeo?

Ma non per ultimo, perché ci sforziamo di impiegare cosi tante risorse per aiutare persone la cui maggioranza disprezza, calpesta e deride ai nostri valori, la nostra storia, civiltà e cultura?

Non possiamo permetterci di ricevere oltre 100 mila persone all’anno e soddisfare i capricci di tutti. Devono essere rimandati indietro o devono adeguarsi immediatamente alla nostra società. A quelli che stano pensando ai diritti umani chiedo: provate ad arrivare con mezzi di fortuna in qualsiasi dei loro paesi, rifiutarvi di fornire informazioni personali, chiedere una scheda per avvisare a casa e vedrete il trattamento a voi riservato. Probabilmente nulla che contempla diritti umani.

Non possiamo più tacere, dobbiamo agire.

È inaccettabile che 8 persone si possano rifiutare a qualsiasi richiesta di carattere amministrativo, iniziando un percorso da comune a diocesi, da diocesi a questura, su un pulmino della croce rossa (chi paga?). La legge è la legge, noi non la discutiamo, e loro devono fare lo stesso. Se io mi rifiuto di dare i documenti ad un qualsiasi rappresentante delle forze del ordine, non vengo invitata ad una passeggiata e non ho scelta.

Come conclusione, da quanto mi pare comprendere, arrivare dal nord Africa con un barcone sembra dare più diritti (o tolleranza) di una qualsiasi altra persona residente in Italia.

Non è giusto.

È tempo di reagire. I francesi scendono in strada. Noi dobbiamo seguire il loro modello di contestazione e far sentire la voce dall’Italia.

 

Un lettore

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