Liguria. Conto alla rovescia per le primarie del centrosinistra, mentre lo scontro tra i candidati si fa sempre più duro. Prima di tutto le regole: urne aperte dalle 8 alle 20 con l’Utar, l’Ufficio tecnico amministrativo regionale, che nella serata di ieri ha stabilito che “saranno ammessi al voto elettori non solo con documento di identità e tessera elettorale, ma anche con solo documento di identità, previa adeguata verifica dell’effettiva residenza dell’elettore nel territorio del seggio e del fatto che l’elettore non abbia già espresso il voto altrove”.
Gli elenchi degli elettori, inoltre, “sono considerati pubblici ai sensi dell’Art. 6 del regolamento, delle leggi e delle normative vigenti in tema di privacy e di tutela dei dati sensibili, e quindi non pubblicabili”.
Saranno invece esclusi dal voto “i dirigenti nazionali, regionali, provinciali e locali, ivi compresi gli amministratori, che ricoprono incarichi riconosciuti in partiti che non appartengono alla coalizione di Centrosinistra” e “gli appartenenti a gruppi parlamentari e consigliari di partiti che non appartengono alla coalizione di Centrosinistra”. Ammessi invece gli elettori o gli eletti in liste civiche che, non incorrendo nei casi sopracitati, “all’atto del voto sottoscrivano le linee guida del centrosinistra per la Liguria, devolvano un contributo di almeno due euro per la copertura delle spese organizzative e accettino di essere iscritti nell’Albo pubblico degli elettori del centrosinistra”.
Intanto, tornando alla battaglia tra le due anime del Pd, ecco rimenere coinvolti anche i partigiani, con buona pace di una regione simbolo di Resistenza. Al centro della nuova polemica, da una parte la dichiarazione di voto pro Paita da parte di esponenti del nuovo centro destra, che ha scatenato l’appello lanciato e firmato ieri dai Partigiani combattenti in Liguria capeggiati da Gianni Ponta, vice presidente Anpi, al grido: “sarà il nostro voto, o non voto, a dire che non accetteremo mai di confonderci con gli eredi diretti e indiretti dei fascisti di Salò e dei missini di Almirante”.
Dall’altra l’adesione di Arrigo Petacco alla corsa paitiana e il conseguente affondo del Cinese sullo stesso Petacco “storico revisionista che si è addirittura distinto nel negare le responsabilità di Mussolini nell’omicidio Matteotti. Chissà dove finiremo”, le parole al vetriolo dell’ex sindacalista. Oggi il nuovo fronte dello scontro, a colpi di comunicati stampa. In una nota congiunta Cofferati-Tovo fanno proprio l’appello dei nove Partigiani e si scagliano contro l’assessore regionale.
“Riteniamo sia dovere di chi intende candidarsi ad un ruolo pubblico così importante per il nostro territorio chiarire ai cittadini della Liguria quali sono i valori che condivide e quali voti è disposto ad accettare per vincere una competizione elettorale – scrivono – Noi non siamo disponibili ad accettare il sostegno di chi condivide ideali di centrodestra e destra”.
Sulle polemiche degli appoggi “esterni” è intervenuto anche il presidente della Regione, Claudio Burlando. “Vorrei che non venisse a votare alle primarie chi ha intenzione di votare diversamente dal centrosinistra alle prossime elezioni regionali. Stia invece alla larga – ha detto oggi – chi vuole inquinare il voto per fare vincere un candidato che gli è più comodo come avversario”. Detto questo il Governatore ha anche ribadito, però, che “Renzi ha ampliato la platea dei nostri elettori. Non ho nostalgia dei momenti storici in cui ne prendevamo di meno. Ma è chiaro che se aumentano i nostri voti la platea di chi partecipa alle primarie aumenti, è un fatto matematico. Siamo passati dal 25 al 41%. Non dobbiamo averne paura”.