Cronaca

Presunto giro di false fatturazioni: chiesta la condanna di Baccino e Atzori

tribunale Savona

Savona. Due anni e due mesi di reclusione per Fabio Atzori e tre anni e quattro mesi di reclusione per Fausto Baccino. Sono le richieste di condanna avanzate questa mattina dal pubblico ministero Ubaldo Pelosi nell’ambito del processo per un presunto giro di false fatturazioni che vede a giudizio l’amministratore delegato della Demont Atzori e l’amministratore della ditta “Meta Costruzioni” Baccino.

Questa mattina in aula è terminata la discussione del processo: prima ha preso la parola il pm e, terminata la sua requisitoria, è toccato agli avvocati degli imputati (i legali Castagneto, Mazzitelli, Caratti e Badella) concludere le rispettive arringhe difensive. Il procedimento è stato poi rinviato dal giudice per le repliche e la sentenza.

La vicenda era esplosa negli ultimi mesi del 2010 dopo un’indagine della Guardia di Finanza e della Procura di Savona. Fabio Atzori è chiamato in causa in qualità di direttore generale (fino al 2007) e poi di amministratore delegato e direttore tecnico della Demont. Secondo l’accusa, l’azienda valbormidese era la beneficiaria delle fatture fittizie emesse da alcune società “cartiere” (la Co.e.mi, la Meta Costruzioni e la C.I.M.I.) che erano intestate a due presunte “teste di legno”, Ivonne Ferrando e il figlio Stefano Bertone, e che sarebbero state amministrate di fatto da Ubaldo e Fausto Baccino. In particolare l’accusa per l’azienda beneficiaria è di aver evaso le imposte sui redditi e sul valore aggiunto indicando nelle dichiarazioni annuali della società elementi passivi fittizi utilizzando fatture della Co.e.mi e della C.I.M.I. relative ad operazioni inesistenti o comunque con indicazione di corrispettivi e Iva maggiori rispetto al reale per un valore superiore ai due milioni di euro. Un sistema che secondo l’accusa, sarebbe stato messo in pratica dal 2005 e fino al 2009.

In sede di udienza preliminare, Ubaldo Baccino, Ivonne Ferrando e Stefano Bertone avevano scelto tutti di patteggiare (per il primo la condanna era stata a due anni di reclusione con la condizionale, mentre per gli altri due imputati la pena inflitta era stata di un anno di reclusione senza sospensione). Per Atzori e Fausto Baccino era invece arrivato il rinvio a giudizio.

L’ingegner Atzori fin dal principio ha respinto tutte le accuse presentando anche una perizia di diverse pagine per documentarlo. Anche al termine della discussione i suoi difensori, i legali Amedeo Caratti e Massimo Badella, hanno ribadito l’estraneità ai fatti del loro assistito: “Attendiamo il verdetto con assoluta tranquillità perché nel dibattimento abbiamo dimostrato la regolarità di tutte le operazioni. A nostro avviso è chiaro che non si possa parlare di reati fiscali visto che abbiamo dimostrato fino all’ultimo centesimo la regolarità delle fatturazioni”.

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