Caccia nel mirino dell’Enpa: “Prosegue fino a metà marzo nonostante l’80% degli italiani contrari”

Savona. “Domani, 31 gennaio, si chiude ufficialmente la caccia nella provincia di Savona: anzi no, rimane aperta fino a metà marzo per le femmine di capriolo e daino”. A ricordare, non senza una vena polemica, le scadenze della stagione venatoria sono i volontari dell’Enpa.

“A dare una mano agli animali selvatici ci ha pensato il governo italiano, che ha anticipato la chiusura della caccia a tordo bottaccio e cesena al 20 gennaio, per non incorrere nelle pesantissime multe dell’Unione Europea – raccontano gli animalisti – provocando l’assurda ed isterica protesta della regione Liguria, sempre ostile, salvo pochi consiglieri, ad ogni forma di tutela della fauna; e che si è distinta recentemente nel proporre la medioevale caccia con l’arco a daini, caprioli e camosci, con PD, LN ed FI schierati sempre a favore di ogni tipo di caccia”.

“Nella stagione venatoria 2010/2011, l’ultima di cui sono noti i resoconti regionali, a parte i due morti ed i diversi feriti tra gli ‘umani’, i fortunatamente sempre meno cacciatori liguri (18.395 nel 2013, contro i 78.600 del 1977) sono riusciti ad ammazzare ‘ufficialmente’ oltre 278.000 animali – denunciano dall’ENPA – di cui 43.000 stanziali e 235.000 migratori, alla faccia dell’80% degli italiani totalmente contrari ad ogni forma di caccia (Report annuale 2013 dell’EURISPES). A Savona, 5.160 cacciatori (16.000 nel 1977) hanno ucciso ‘ufficialmente’ (esclusi quindi omissioni e ‘dimenticanze’ e l’attività dei bracconieri) quasi 62.000 animali (48.000 migratori e 14.000 stanziali), tra cui 35.000 tordi e cesene”.

“E nel savonese la pace nei boschi non c’è ancora – insistono i volontari della Protezione Animali – con grave disturbo alle specie animali in riproduzione e nidificazione, fino al 14 marzo è permessa la caccia alle femmine di capriolo e daino da parte dei cosiddetti ‘selecontrollori’ che, appostati tra i cespugli con carabine di precisione potranno fucilare questi gentili animali fino al raggiungimento del contingente stabilito sulla base di precedenti censimenti. Senza che ciò influisca sui danni arrecati alle coltivazioni ed anzi, in base a studi universitari tenuti ben nascosti, è dimostrato che la caccia agli ungulati (cinghiali, caprioli e daini) non ne riduce il numero ma ne favorisce la crescita disordinata”.

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