Politica

Sezione di Albenga del giudice di pace a rischio chiusura, Ciangherotti spara su Vazio e Cangiano

Albenga. “La fortuna è cieca ma la sfiga ci vede bene”. Così il consigliere comunale di Albenga e provinciale Eraldo Ciangherotti commenta la notizia secondo cui la città delle Torri potrebbe perdere la sezione del giudice di pace, ultimo ufficio rimasto aperto dentro al Palazzo di Giustizia di Via Milano.

“Un ufficio – spiega Ciangherotti – rimasto aperto grazie agli sforzi del Comune di Albenga con la precedente Amministrazione Guarnieri, insieme alle altre amministrazioni limitrofe, che sembra essere destinato a chiudere a breve. Pare che i sindaci del distretto sociosanitario, infatti, non siamo più disposti ad impegnare risorse comunali per tenere aperto l’ufficio giudiziario. E pensare che, tra le barzellette raccontate dal cugino e socio in affari del Sindaco, il deputato Franco Vazio, c’era stato proprio il proclama del suo impegno a bloccare la chiusura del tribunale di Albenga”.

“Detto fatto, il Tribunale di Albenga chiuse dopo neppure due mesi dall’inizio del governo Letta, nel 2013, e il nostro Palazzo di Giustizia, struttura di recente costruzione, finanziata dalla cassa depositi e prestiti con un mutuo ventennale ancora in essere a carico del Ministero della Giustizia, inaugurata appena nel 1999, dotato di ogni tipo di infrastruttura, con ampi posteggi gratuiti per l’utenza, in una posizione centralissima, vicina al centro storico e facilmente raggiungibile sia con mezzi pubblici sia privati fu destinata a sede solo della sezione del Giudice di Pace” prosegue il consigliere comunale e provinciale.

“In quasi 12 mila metri quadri di superficie, unico superstite della spending rewiev della giustizia fu la sezione del giudice di Pace che oggi pare destinata a chiudere i battenti. Caro Onorevole Vazio, vuoi aiutare tuo cugino Giorgio e darti da fare per bloccare la chiusura definitiva del Palazzo di Giustizia di Albenga? Che vengano tagliati servizi sotto al tuo naso, senza che tu alzi un minimo la voce, ci pare troppo” conclude Ciangherotti.

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