Cronaca

Savona, il rapinatore seriale delle farmacie condannato a 4 anni e 10 mesi

Savona. Nicola Russo, il rapinatore seriale delle farmacie arrestato nel novembre 2013, è stato condannato a quattro anni e 10 mesi di reclusione con il rito abbreviato. La sentenza è stata pronunciata davanti al giudice Francesco Meloni dopo che, nel luglio scorso, il gip Emilio Fois aveva respinto la proposta di patteggiamento già concordata tra il pm Chiara Venturi e il difensore dell’imputato, l’avvocato Marco Iovino. Alla luce dell’esito della precedente udienza preliminare l’imputato aveva quindi optato per il giudizio abbreviato.

Russo, dopo l’arresto, aveva confessato di essere il responsabile delle rapine alle farmacie Fascie, Alla Torretta, Di Lavagnola e Padovani di Savona e del tentato assalto al distributore di benzina Esso di lungomare Matteotti. L’uomo, che era stato rinominato il bandito del “casco bianco” visto l’abbigliamento scelto nei suoi assalti, qualche mese fa aveva anche scritto una lettera per chiedere pubblicamente scusa.

Nel messaggio, indirizzato ai suoi familiari, all’assistente sociale, al magistrato di sorveglianza ed educatori del carcere, dei quali ammetteva di aver tradito la fiducia, ma anche alle vittime delle rapine, Russo ringraziava le forze dell’ordine, i carabinieri e la polizia, per averlo “subito fermato”. In poco più di una paginetta scritta in stampatello, affidata al suo legale Marco Iovino, il trentacinquenne di origini napoletane spiegava di aver agito per colpa della tossicodipendenza e della conseguente necessità di trovare soldi per comprarsi la droga.

“Chiedo umilmente perdono per quello che ho fatto – scriveva Nicola Russo – anche se non ero in me. Ero in preda alla cocaina e all’eroina perchè sono un tossicodipendente, ma non giustifica quello che ho fatto, i miei sbagli. Ero uscito da poco in semi libertà dopo tredici anni di carcere e nei primi sei, sette mesi tutto è filato liscio”. Poi però si è ritrovato solo visto che la moglie è rientrata a Napoli con il figlio tredicenne (“Un ragazzo d’oro che non merita realmente un padre come me e dovrebbe davvero odiarmi”) che doveva riprendere la scuola: “Lei faceva la spola da Napoli a Savona – si leggeva nella lettera – e non si è accorta di nulla. E per me sono seguiti i nuovi guai con la giustizia”.

“La cosa più importante è che non ho fatto del male ha nessuno” ammetteva Russo che poi porgeva le sue scuse “a tutti quelli che mi hanno dato una possibilità per riabilitarmi. Ho deluso tante persone che hanno avuto fiducia in mese. Vi chiedo umilmente scusa. Se potete, perdonatemi. È giusto che paghi per ciò che ho fatto”.

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