Cronaca

Lotta a mafia e pedofilia, attivisti nei guai: hackerato il sito di Zanardi, “oscurato” quello della Casa della Legalità

christian abbondanza francesco zanardi

Savona. Pretipedofili.it “bucato”, Casadellalegalità.org oscurato. E’ questo l’allarme lanciato in queste ore da Francesco Zanardi e Christian Abbondanza, il primo portavoce della Rete l’Abuso e il secondo presidente della Onlus Casa della Legalità. Due battaglie diverse, ma spesso parallele, accomunate da ieri da un nuovo fattore: la lotta ai loro siti web.

Nella notte tra domenica e lunedì alcuni hacker hanno cancellato i contenuti del sito www.pretipedofili.it. “Dopo alcuni attacchi nei mesi scorsi, abbiamo lavorato molto sulla protezione del sito web – spiega Zanardi – e così i pirati hanno preso di mira il database Sql a cui il sito si appoggia. L’infrastruttura è intatta, ma gli articoli sono andati totalmente persi”.

Una mazzata per la Rete l’Abuso, che con un colpo di spugna cancella un lavoro certosino durato anni. “Avevamo uno storico di tutti gli articoli che riguardavano i preti pedofili, degli indici divisi per località. Non c’è più nulla – rivela Zanardi – non avevamo un backup del database per non appesantirlo. D’altronde mai più avremmo pensato a un attacco di questo tipo”.

“Non credo ci sia dietro la Chiesa, penso piuttosto a qualche fanatico”, precisa poi Zanardi, che ora è al lavoro per tentare di ripristinare quanto perso: “Sono riuscito a recuperare, grazie ad alcuni salvataggi sul mio pc, 116 articoli su un totale di oltre 5000. Per tutti gli altri dovrò rifare da capo le ricerche di questi anni”.

Prima, però, Zanardi è impegnato insieme a Christian Abbondanza in un’altra corsa contro il tempo: quella per salvare il sito della Casa della Legalità, destinato a sparire tra pochi giorni. “Ieri pomeriggio il provider ha scritto al presidente per disdire il contratto di fornitura – racconta – con sospensione del servizio alle 17 di oggi e cancellazione del sito dopo 15 giorni”.

Tradotto, solo 24 ore per entrare e salvare i contenuti del sito, che rappresentano per la Casa della Legalità 10 anni di lavoro. Quindi 14 giorni in cui lo stesso sarà visibile ma non più aggiornabile e modificabile, poi il nulla. “Non ci diamo per vinti – attacca però Zanardi – stiamo trasferendo tutto su un server straniero, il problema è che per farlo ci è stato dato un lasso di tempo ridicolo”.

Colpa di chi? “Colpa delle pressioni di alcuni politici – accusa Zanardi – un articolo su infiltrazioni della ‘ndrangheta a Diano Marina non è andato giù a qualcuno: prima hanno provato a chiederne la rimozione tramite la magistratura, e quando hanno fallito sono riusciti a convincere il provider ad oscurarci”.

La motivazione data dal fornitore del servizio nella lettera con cui ha disdetto il contratto è che quell’articolo è “oggetto di giudizio pendente presso la competente Autorità Giudiziaria”. Ma in realtà, secondo Zanardi, dietro ci sarebbe addirittura un ex ministro, per intercessione del quale sarebbe arrivato al provider “l’ordine” di chiusura.

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