Finale, la Superenduro ricorda il biker ferito un anno fa: “E’ uno di noi, uno che non molla mai”

Finale Ligure. Sarà una Superenduro nel segno di Pietro Mangoni, quella che inizierà domani a Finale. Nella mente di partecipanti e organizzatori, infatti, ci sarà anche il 56enne bergamasco che lo scorso anno, durante la prima prova speciale, tra San Bernardino e Monticello, cadde rovinosamente a terra battendo schiena e testa e riportando una lesione mielica con danno cervicale.

Il biker bergamasco, un anno dopo, sta lentamente recuperando l’uso delle braccia, anche se rimane tetraplegico. “Lui è uno di noi – racconta Lorenzo Carlini, presidente dell’associazione Alberghi di Finale e nel team dell’organizzazione della Superenduro – uno che oltre a partecipare alla gara è venuto spesso a Finale, quindi è sempre nel nostro cuore. Lui è un grande, uno che non molla mai… il pensiero di Finale va a lui e alla sua famiglia, perché la sua gara adesso è molto dura, e rappresenta sicuramente l’enduro nel vero senso della parola”.

Gli organizzatori respingono, però, le polemiche sulla sicurezza scatenatesi un anno fa. “Il problema non è stato la sicurezza, si è trattato di un incidente come possono capitare quando si attraversa la strada – spiega Carlini – Non è stato dato dalla velocità, ma da un momento di disattenzione che ha generato un rimbalzo sulla ruota davanti che lo ha catapultato sulla sua testa”.

“Inoltre quello non era un punto eccessivamente pericoloso, c’era anche un passaggio a lato molto più facile – conclude Carlini – ed il recupero di Pietro fu tempestivo. Purtroppo, di fronte alle casualità, si può fare poco”.

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