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Camera di Commercio, stato di agitazione dei lavoratori: “A rischio sostegno alle imprese e occupazione”

Camera di Commercio Savona

Savona. Mobilitazione a difesa delle Camere di Commercio. Domani, giovedì 23 ottobre, anche i lavoratori della Camera di Commercio di Savona discuteranno delle gravi ripercussioni dovute al taglio del diritto annuale, dovuto dalle aziende per l’iscrizione al Registro delle Imprese. I lavoratori, in stato di agitazione, si riuniranno in assemblea dalle ore 14.00 alle ore 15.30: prevista anche un’azione di volantinaggio con striscioni.

L’obiettivo è di evitare lo smantellamento delle Camere di Commercio e tutelarne i livelli occupazionali. A tal fine, i lavoratori chiedono: l’abrogazione dell’articolo 28 della legge 114/2014, che prevede il taglio progressivo dei diritti annuali delle Camere di Commercio con l’inevitabile conseguenza di portare gli enti ad una lenta e progressiva agonia; la cancellazione dell’articolo 9 del Disegno di Legge per la riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche che, prevedendo il passaggio del Registro Imprese al Ministero dello Sviluppo Economico, porterebbe, di fatto, alla soppressione delle Camere di Commercio.

“Il sistema camerale ha già avviato un processo di autoriforma, a legislazione invariata, con l’obiettivo di razionalizzare la presenza degli enti camerali sui territori e realizzare economie di scala: scelta condivisibile, se ed in quanto volta a migliorare e rendere più efficiente il sistema camerale, comunque da tempo tra i più moderni e informatizzati della pubblica amministrazione” si legge in una nota della Rsu sindacale della Camera di Commercio savonese.

“La drastica riduzione delle entrate camerali, che vivono esclusivamente degli introiti derivanti dai tributi camerali, e non pesano quindi sul bilancio dello Stato, pregiudicherà alcune funzioni importanti svolte dalle camere a sostegno delle economie locali, specie in un momento di grave difficoltà per le imprese oltre a provocare un terremoto occupazionale certo sull’intero sistema camerale (che andrebbe inevitabilmente a gravare sul bilancio dello Stato e quindi sulla collettività generale), prima di tutto su quello indotto. Ne conseguiranno infatti, forti ridimensionamenti o addirittura azzeramenti del microcredito, dei contributi a favore della promozione del territorio, e gran parte delle funzioni di regolazione del mercato, oggi garanzia di trasparenza, tutela e legalità dei rapporti economici”.

“Scelte diverse metterebbero a rischio, nel breve termine, la sopravvivenza delle Camere di Commercio, senza alcuna salvaguardia occupazionale” conclude l’Rsu sindacale.

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