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Calcio, lo speciale Settore Giovanile del ct Vaniglia. Virtus Don Bosco: un vivaio d’eccellenza

A.S. Virtus Don Bosco

Savona. Continuiamo con questo quarto inserto il lungo excursus che ci porterà a visitare i più grandi centri di formazione calcistica siti sul territorio nazionale e nel continente europeo, proseguendo con una società dilettantistica trentina che fa del proprio settore giovanile il vero fiore all’occhiello.

Agosto 2014. Con il minigruppo di allenatori di giovani calciatori con cui è stato in visita all’Atalanta, al Montebelluna e all’Unione Sportiva Arco, il selezionatore provinciale savonese Felicino Vaniglia spostandosi in direzione nord, ha raggiunto l’altro capoluogo di provincia della regione autonoma trentina che si trova a due passi da Trento. Per l’esattezza a Bolzano, infatti, c’è un’altra grande realtà che merita di essere esplorata, la A.S. Virtus Don Bosco.

L’Associazione Sportiva nasce l’1 aprile 1945, all’ombra della parrocchia Don Bosco (benedetti oratori, ora quasi scomparsi) e delle Semirurali, come Alba, grazie a quattro sportivi dell’epoca, Gino Camin, Ugo Chiumento, Angelo Sparpano e don Domenico Penner. Dieci anni dopo, nel 1955, avviene la fusione tra Alba Don Bosco e Ac Virtus, che ha portato all’attuale denominazione della Società. Da allora si sono succeduti numerosi Presidenti, dall’On. Alcide Berloffa al Cav. Lucio Buoso, a Carlo Manfredini e sono i giocatori che da quel periodo negli anni sono passati a squadre professionistiche: Cominato al Perugia, Benin alla Spal, Benedetti al Brescia, Biada all’Inter e Rossi al Venezia, per non dire di Pircher, Voltolini e Stimpfl all’Atalanta, Sartori al Perugia, Spimpolo e Buson al Varese, Coghe, Danieli e Bertuolo al Brescia, Orlandini all’Inter e Guerra al Verona, Schwoch, De Gasperi e Schiavone, sino a giungere ai giorni nostri, con Joachim Degasperi e Simon Laner.

L’attività sportiva si svolge soprattutto a livello giovanile ed è volta alla formazione di giovani calciatori passando per l’insegnamento della tecnica individuale. Da sempre la filosofia della Virtus è stata quella di aiutare i ragazzi a crescere, sia sul piano tecnico che su quello comportamentale. Gli atleti “nascono” come Piccoli Amici, passando per i Pulcini e via via, per gli Esordienti, Giovanissimi, Allievi, sino ad arrivare nella categoria Juniores ed in Prima Squadra. Tanti i titoli vinti e le promozioni conquistate in tutti questi anni dalla Virtus Don Bosco. Nel 1970 viene inaugurato il “Centro Sportivo Righi”, costruito dalla Società sul greto del torrente Talvera.

E’ un periodo d’oro per le squadre junior. Con la presidenza di Adriano De Benedetto, la Società passa di fatto in pochi anni dalla Prima Categoria all’Eccellenza (dove milita adesso con propositi di Serie D). Arriviamo cosi’ ad oggi per trovare un direttore generale come Veleo Sgarbi, che sedutosi dietro la scrivania dopo un passato in campo inizia a cercarei riesumare i fasti dei bei tempi. Con lui, nel 2005, si sono festeggiati i 60 anni di attività della Virtus Don Bosco con una bellissima manifestazione in cui sono intervenuti numerosi personaggi , da quelli sportivi a quelli politici, dagli atleti in auge a molti di ieri, compresi molti ex Presidenti. La Società continua nel proprio compito sociale e nel frattempo viene eletto presidente Stefano Pagani (2007) a cui proprio è succeduto il Cav. Carmelo Ierace (2009). Il 2012, infine, è l’anno in cui alla Presidenza viene eletto l’ex capitano del Bolzano di hockey e della Nazionale Italiana Robert Oberrauch.

Partiamo proprio da popolarissimo “Bob” (uno che ci crede) per fare una panoramica su uno dei vivai cult dello scenario nazionale italiano. Puo’ dirci qual’ è la strada maestra che la società deve seguire sotto la sua guida?

“La missione della Virtus Don Bosco è quella di avere una prima squadra che viaggi tra l’Eccellenza e la Promozione, questi sono i nostri confini. Nello stesso tempo bisogna dare man forte al settore giovanile che ha l’obiettivo di fornire ai giovani calciatori la giusta preparazione e la giusta ribalta. Da quando mi sono insediato due anni fa (21 agosto) nella sala dei comandi della società virtussina, sto lavorando alacremente per ricostruire il nostro prestigioso settore che, da oltre sessant’anni, ha rappresentato un punto di riferimento per i giovani calciatori bolzanini visto che ultimamente aveva perso un po’ di smalto”.

Per quale motivo non si stava più investendo su quello che si è dimostrato essere stato per mezzo secolo il punto di forza della società?

“Semplicemente perché chi stava al vertice di questo sodalizio prima di me, negli ultimi anni si è interessato un po’ meno del settore giovanile, pensando di più alla prima squadra e destinando inevitabilmente a questa più attenzioni. Adesso con il mio avvento si è cambiata rotta, con un obiettivo preciso: vogliamo mantenere una prima squadra a certi livelli e, nello stesso tempo, investire nel settore giovanile con lo stesso entusiasmo. Investire vuol dire destinare al comparto risorse economiche ed anche strutturali. Penso a queste ultime ed all’investimento sul campo da calcio come il Righi, terreno sul quale le nostre squadre giovanile dovranno trovare sempre più spazio per la loro programmazione. E’ un settore, ripeto, al quale bisogna dedicarsi con intensità, e noi lo stiamo facendo anche se da poco, per cui su alcune cose non siamo riusciti ad intervenire per come vogliamo”.

Considerato che siamo ai nastri di partenza della stagione 2014/2015 quante squadre e quanti tesserati fanno parte della Virtus?

“Siamo riusciti a mettere in pista dieci squadre, per un movimento biancoverde che conta 192 tesserati, coordinato da uno staff tecnico composto da 16 tecnici preparati. Una numerica importante, soprattutto se la si rapporta al momento non certo felice che sta attraversando la nostra economia che, di conseguenza, si riverbera anche sulla disponibilità finanziaria delle famiglie dei giovani calciatori. La situazione non è certo delle migliori e alla luce di questo abbiamo voluto dare un piccolo contributo venendo incontro a quelli che proprio non ce la fanno a pagare la retta, dando la possibilità al loro figlio (o figli) di poter continuare a fare sport e calcio con la Virtus. La quota di iscrizione è un elemento importante per la sussistenza della stessa associazione, ma di fronte a questi momenti bisogna darsi una mano un po’ tutti quanti”.

Fatto questo primo quadro della situazione, con Bob Oberrauch ci addentriamo nel cuore dell’argomento settore giovanile: ovvero la presenza elevata di società competitrici che sul territorio di Bolzano propongono la medesima offerta (in ordine: Pool Laives, Bozner, Oltrisarco, Juventus Club, Polisportiva Piani, Bolzano).

Viene accolto favorevolmente o negativamente questo dato di fatto dall’entourage che ha l’onore di dirigere verso i traguardi futuri?

“Più società ci sono che lavorano a livello di settore e meglio è per tutti; questo fenomeno, secondo me fornisce ai ragazzi una maggiore possibilità di scelta, visto che riescono a muoversi velocemente tra le varie squadre per via della vicinanza del campo d’allenamento, o del gruppetto di amici. Credo che gli operatori che gestiscono le realtà che operano nel settore siano animati da grande passione e grande consapevolezza dell’impegno portato avanti, per i quali l’unica soddisfazione è determinata dal funzionamento dell’intera macchina”.

Al di là di chi lavora con impegno e passione, non possiamo non far notare al presidente biancoverde anche i problemi legati di norma alla troppa concorrenza, visto che di anno in anno gli incrementi o i decrementi di un settore giovanile sono determinati non solo dal gradimento del giovane calciatore, quanto piuttosto dall’opera scellerata di quell’allenatore che si porta dietro intere squadre cambiando società.

“Non condivido assolutamente simili comportamenti. Non mi è mai piaciuto questa sorta di mercato che si instaura ogni qualvolta un allenatore passa da una squadra all’altra. Così si fa solo il male del calcio e soprattutto dei giovani. Il concetto deve essere un altro: avere più società vuol dire avere più squadre dove poter inserire i ragazzi che vogliono divertirsi con il calcio senza alcun altro secondo fine. Se esistessero poche società questi ragazzi non troverebbero lo spazio necessario”.

E per calmierare o regolare l’intero movimento alla luce dei fatti sopracitati, cosa si potrebbe fare?

“L’idea potrebbe essere quella di riunire le varie realtà locali e sottoscrivere tutti assieme un patto d’onore, ovvero un patto di “gentleman agreement” sul modello inglese. Un patto tra gentiluomini dove mettere in chiaro una serie di situazioni che tutti dovranno rispettare. Potrebbe essere un codice etico, contenente una serie di norme da rispettare (dando alla Federazione il ruolo di imparziale controllore) e chi le vìola va fuori dal gioco”.

Un’ultima domanda prima di lasciare questa “scuola di calcio e vita” che abbiamo avuto la soddisfazione di conoscere meglio, la rivolgiamo al responsabile del settore giovanile Luciano Benedetti. Alla luce della sua esperienza quali potrebbero essere le proposte per risollevare il trend del vostro pregiato vivaio calcistico?

“In un mondo senza cortili siamo rimasti una delle poche attività all’aperto; il calcio per le sue capacità formative dovrebbe avere la stessa dignità della scuola ma purtroppo mancano gli spazi e la volontà. Senza parlare degli investimenti che diversamente da quello che sta avvenendo, ad esempio in Germania, decrescono continuamente. Avrei comunque un’idea rivoluzionaria da proporre in tema di premi di formazione. Bisognerebbe premiare chi cura tutta la filiera, non quelli che fanno settore giovanile fino agli Allievi per intascare il premio fregandosene dei ragazzi. Ragazzi che crescono rimettendo a posto la roba insieme al mister, pulendo il proprio spazio, come hanno fatto Orlandoni e Schwoch, partendo dalla Virtus. Eppure capita anche di sentire cose fuori dal mondo durante partite di Esordienti. D’altra parte non siamo tutti uguali: noi abbiamo anche una tradizione comportamentale, dentro e fuori del campo, che i genitori conoscono sin dal primo giorno”.

M”i lasci spendere a completamento di questa vostra graditissima visita, qualche parola per il camp che si è concluso da un mese. Dopo il grande successo della scorsa estate, dove parteciparono 115 bambini provenienti da 27 società di calcio diverse, anche quest’anno la Virtus Don Bosco ha organizza il suo terzo camp consecutivo (part-time e full-time) nel periodo dal 21 al 25 luglio, presso la struttura ex Righi, riservandolo a ragazzi (e anche alle ragazze) dai 6 ai 15 anni, anche con difficoltà motorie. L’organizzatore e coordinatore ancora una volta è stato Giampiero Abate. Hanno presenziato all’evento allenatori di squadre giovanili professionistiche come Rapid Vienna e AC Brescia e tecnici dell’ Individual Soccer School di Torino, mentre per il 2015 sono in corso contatti anche con mister del Borussia Dortmund e Borussia Moenchengladbach. Come vedete è con il proverbiale spirito di sacrificio di noi trentini che cerchiamo di trovare risposte alle rinnovate esigenze delle nuove generazioni di talenti”.

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