Fedeli “spilorci”, il parroco si arrabbia: “Insensibili, viene voglia di andarsene”

Borgio Verezzi. Il peggior risultato possibile per una raccolta fondi: zero. Zero euro. Nemmeno un centesimo. E questo nonostante gli appelli fatti dal pulpito per più di sei mesi, e più di 600 pieghevoli distribuiti. E così il parroco ha preso carta e penna, per esternare ai fedeli la propria frustrazione.

Succede a Borgio Verezzi, dove Don Sergio Montanari da tempo cerca fondi per il restauro delle chiese della Parrocchia di San Martino, tra cui il Santuario e una sala polivalente. Appelli scritti e verbali, materiale pubblicitario: tutto vano, i soli soldi ricevuti sono arrivati da Fondazione San Paolo di Torino, Regione Liguria e Fondazione Carige, per un totale di 125.000 euro. Dai fedeli, niente.

E così Don Sergio ha aperto il giornalino della Parrocchia con una lunga lettera aperta, intitolata “Delusione e rammarico”. Due parole che la dicono lunga sul contenuto del testo. “Da Natale a oggi ho messo nelle chiese della parrocchia più di 600 depliant pieghevoli (sono stati presi tutti) per chiedere un contributo per i restauri – scrive – Non ho chiesto migliaia di euro per ogni singolo benefattore ma una offerta, anche se di poche decine di euro, tramite vaglia postale dicendo anche che ‘Il poco donato, moltiplicato per molti benefattori, può molto’”.

“Speravo nella generosità di tanti ma finora non ho ricevuto un centesimo per questo scopo – è la notizia – Ho speso di più per i depliant”. Al danno si aggiunge la beffa: anche le offerte delle benedizioni delle case sono calate di più di 400 euro. “Sono profondamente deluso e rammaricato della totale insensibilità dimostrata finora – attacca il parroco – Ti cadono le braccia e ti viene voglia di andartene… perché non vedi partecipazione, collaborazione e interesse”.

Il sacerdote, per finanziare il restauro della sala polivalente (servono ancora 25.000 euro), sarà quindi costretto a vendere un appezzamento di terreno dietro la Chiesa di S. Giuseppe; agli altri obiettivi, per ora, dovrà rinunciare. “Avevo progetti grandi e belli per questo luogo – commenta amaro Don Sergio – e per rendere orgogliosa la comunità parrocchiale valorizzandone il suo patrimonio artistico, ma sembro essere il solo che vede oltre… e devo purtroppo rassegnarmi al poco fatto finora, e che risulterà inutile e una perdita totale di denaro, tempo, energie, e salute”.

“Certamente avrei potuto lasciare tutto nel deperimento totale – continua – le chiese fatiscenti e squallide, e lasciare ai miei successori (se ci saranno) l’onere di fare tutto o lasciare alla rovina ogni bene mobile e immobile. Ricordo solo che di ogni bene della Parrocchia è responsabile il parroco in prima persona, ma anche ogni singolo parrocchiano coscienzioso”.

“A voi il sentirvi compartecipi o defilati dalle proprie responsabilità”, conclude il testo. Ed infatti, nonostante tutto, a pagina 4 del bollettino Don Sergio ci riprova: “Ai Mecenati amanti dell’arte, benefattori, sponsor, cittadini privati e ditte che volessero collaborare ai restauri, ricordo che ogni donazione e offerta è deducibile nella denuncia dei redditi. Il Signore vi ricompensi largamente con le sue benedizioni”.

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