La statistica che inchioda i comuni liguri: solo l’1,7% è “riciclone”, terzultimi in Italia. Garlenda unica premiata del 2014

comuni ricicloni 2014

Liguria. Cos’hanno in comune Liguria e Calabria? Un numero: 1,7%. E’ il dato che piazza ex aequo le due regioni sul podio dei “cattivi” per quanto riguarda la raccolta differenziata.

Soltanto l’1,7% dei comuni liguri, infatti, è “riciclone”, ovvero ha una percentuale di raccolta differenziata superiore al 65% (l’obiettivo minimo previsto dalla normativa nazionale): peggio fanno soltanto la Sicilia, con l’1,5%, e la Valle d’Aosta, che non ha nemmeno un comune “riciclone”.

Il dato poco confortante arriva da Legambiente, che ha assegnato i riconoscimenti per l’edizione 2014 di Comuni Ricicloni, la campagna che da 21 anni premia le amministrazioni virtuose in fatto di raccolta differenziata. 1328 comuni in Italia superano il fatidico obiettivo minimo, 300 di questi sono addirittura “rifiuti free”, ovvero oltrepassano la soglia del 90%. Quanti premiati in provincia di Savona? Un solo paese: Garlenda, che ha una percentuale del 72%.

In Liguria, infatti, solo soltanto 11 i comuni “ricicloni”, quasi tutti in provincia di Savona: oltre Garlenda ci sono Arnasco, Noli, Pietra Ligure, Tovo, Vendone, Villanova d’Albenga. Un dato ancora più desolante se confrontato con i vicini di casa: in tutto il resto del nord Italia (esclusa come detto la Valle d’Aosta) le regioni vanno in doppia cifra. Il “peggiore” è il Piemonte con il 13,5%, il migliore il Veneto con il 67%. Un altro mondo, anni luce da noi.

E dopo l’allarme lanciato ieri dal consigliere regionale di Forza Italia Roberto Bagnasco, che dopo la condanna del comune di Recco a 183.000 euro di multa aveva spiegato che “quasi tutti i comuni liguri sono a rischio Corte dei Conti”, oggi a riprenderne le parole è Paolo Cappa, di Celle in Movimento. Ovviamente guarda prima di tutto in casa sua (“Anche il sindaco Zunino contribuisce al risultato ligure, intanto noi cittadini siamo liberi di pagare ed inquinare”), ma il discorso è più generale. “Siamo in grave ritardo, il rischio Corte dei Conti è drammaticamente reale – conferma – e persino le minoranze potrebbero essere chiamate a renderne conto: se non fanno una opposizione adeguata, la Corte dei Conti può ritenerle colpevoli per non aver esercitato il loro ruolo di vigilanza”.

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