Economia

Centrale a carbone, l’Ordine dei Medici: “Meno inquinamento con la chiusura degli impianti”

Savona. “Ci sono dati contrastanti e spesso si crea confusione. Noi come Ordine dei Medici abbiamo fornito un quadro informativo chiaro che possa dimensionare l’incidenza del carbone sulla salute e la qualità dell’aria, che non lascia dubbi: i numeri parlano chiaro”. Lo ha detto questa mattina il presidente dell’Ordine dei Medici Ugo Trucco durante il convegno in corso al Priamar di Savona sull’impatto del carbone per la salute e la funzione sociale del medico. Nell’ambito del dossier presentato durante l’incontro è stato anche illustrato “Valdo e il carbone”.

Per la centrale di Vado ligure i dati evidenziati nel dossier – Mercurio: valore massimo riscontrato 65,3 volte il valore di naturalità media e 7,1 volte il valore massimo riscontrato in Italia; Cromo: valore massimo riscontrato 82,5 volte il valore di naturalità media e 5,5 volte il valore massimo riscontrato in Italia; Arsenico: valore massimo riscontrato 11,5 volte il valore di naturalità media e 2,5 volte il valore massimo riscontrato in Italia.

Diossido di zolfo SO2: nell’AIA viene indicato un limite per cui si avrebbe una concentrazione di oltre 17 volte rispetto al limite minimo MTD (migliori tecniche disponibile) previste dalla normativa e oltre 1,7 volte rispetto al limite massimo MTD; Per il CO (monossido di carbonio) si avrebbe una concentrazione di oltre 8 volte rispetto al limite minimo MTD e di 5 volte rispetto al limite massimo MTD.

“Sono due gruppi a carbone destinati a funzionare ancora per ben 6-8 anni con questi limiti clamorosamente superiori a quelli indicati come migliori tecniche disponibile previste dalla normativa”.

E il presidente dell’Ordine dei Medici chiarisce: “Con la centrale spenta le sostanze inquinanti si sono ridotte e certamente i quattro mesi di tempo presi in esame dalle centraline Arpal di Vado e Quiliano non sono sufficienti per avere una visione scientifica della situazione. L’eccesso di mortalità nel comprensorio c’è e non si può negare, lo abbiamo sempre evidenziato nelle nostre relazioni scientifiche. E, inoltre, si sono state violazioni nelle procedure per le necessarie autorizzazioni della centrale che ne hanno determinato lo stop produttivo”.

Quanto alle ripercussioni occupazionali provocate dalla chiusura della centrale a carbone di Vado così come sul delicato tema salute-lavoro, ecco la posizione dei medici savonesi: “Il lavoro non è legato agli ambientalisti che vogliono chiudere con la centrale. E’ legato scelte miopi di carattere politico e industriale degli ultimi anni. Per noi ambiente e lavoro possono e devono andare d’accordo: serve una nuova programmazione di sviluppo economico e produttivo e per quello che riguarda la centrale di Vado servirebbe l’utilizzo di tutte le migliori tecnologie disponibili e possibilmente passare a metano” conclude Trucco.

Nel dossier sono evidenziate le diverse conseguenze ambientali prodotte dal carbone: “Le varie campagne di biomonitoraggio mediante licheni condotte nell’area di Vado Ligure e nei comuni limitrofi hanno evidenziato una situazione di inquinamento marcato, come testimoniano i valori molto bassi di diversità lichenica. Addirittura in alcune zone (da Bergeggi ad Albissola) si era rilevato il fenomeno del cosiddetto “deserto lichenico” (area dove, a causa del grave inquinamento, i licheni sono incapaci di sopravvivere). Inoltre studi di bioaccumulo nei licheni hanno dimostrato che la concentrazione di metalli pesanti attribuibili alla combustione di combustibili fossili nel savonese è fra le peggiori d’Italia”.

“Anche la situazione dei fondali marini risultava molto compromessa: i valori standard di qualità ambientale da raggiungere nel 2008 sono superati da 2 a 10 volte per mercurio, arsenico, cadmio, PCB (Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio – Sostanze pericolose negli ambienti marini italiani – I. Di Girolamo, S. Bataloni). A Vado, alla foce del torrente Quiliano, si raccolgono i mitili con la più elevata concentrazione di mercurio, cadmio e policlorobifenili tra quelli raccolti su tutta la riviera ligure”.

Nella relazione su “Inquinamento e salute in Provincia di Savona” del 2010, l’Ordine dei Medici provinciale ricorda che per quanto riguarda le emissioni di metalli pesanti (sostanze definite come cancerogene certe, possibili o probabili), l’impatto della centrale a carbone è altrettanto pesante. Le centrali elettriche a carbone emettono quasi il 90% di tutto il mercurio che viene emesso annualmente in Liguria (Piano Regionale della qualità dell’aria 2006).

“Purtroppo anche le emissioni di altri metalli pesanti sono molto elevate. Per esempio l’emissione di arsenico, potente sostanza cancerogena, dalle centrali a carbone liguri assomma ad oltre il 40% delle emissioni totali regionali”.

Secondo l’Ordine dei Medici di Savona, nella già citata Relazione del 2010 si arrivava a concludere che le particelle fini (PM 2,5) primarie e secondarie rappresentano probabilmente il principale problema legato all’impatto ambientale della centrale di Vado-Quiliano, principalmente in rapporto alle elevatissime emissioni di ossidi di zolfo.

Nel suo intervento video Donatella Bianchi presidente WWF Italia, ha detto: “Questa conferenza è molto importante: non solo perché vede tra i protagonisti i medici, rappresentati anche dal proprio ordine professionale ma perché vuole fare il punto, in modo serio, sulle ricerche e i dati scientifici disponibili traendone le conseguenze. Occorre rilanciare la prevenzione, vale a dire l’eliminazione delle cause di malattia e di decesso. Occorre dare una mano ai promotori di salute perché possano confrontare i dati e le conoscenze, e perché non si sentano impotenti davanti a cause che non possono rimuovere individualmente. Inoltre visto che le alternative al carbone sono ormai molte, è ora di metterlo tra i problemi da eliminare, è ora di archiviare il carbone!”.

Roberto Romizi – presidente ISDE Italia, l’Associazione Medici per l’Ambiente ISDE Italia, che ha per motto ‘Tutti gli uomini sono responsabili dell’Ambiente. I Medici lo sono due volte’ ha dichiarato: “L’impegno dei medici e degli altri operatori della salute non può arrestarsi su di un’opera di contenimento e riparazione dei danni diretti e immediati degli agenti patogeni, ma deve anche proiettarsi su un’azione a monte di più ampio respiro, affinché la società nella quale viviamo modifichi le sue priorità in favore della salvaguardia della salute segnatamente dei bambini di oggi e delle generazioni future. Ma oggi le agenzie governative sono poste nella condizione di dover attendere la chiara dimostrazione del danno, prima di poter intervenire, spesso troppo tardi.
Occorre quindi promuovere il principio di precauzione, per gestire i rischi che si esercita in una situazione d’incertezza scientifica”.

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