Cronaca

Andora, blitz all’ex Ariston: 4 denunce, organizzazione criminale nel giro di merce contraffatta

finanza ariston andora

Andora. Lotta serrata alla contraffazione ed al contrasto all’immigrazione clandestina. I finanzieri della Compagnia di Albenga hanno passato al setaccio, all’alba di oggi, decine di baracche e due edifici abbandonati siti sul lungomare di Andora, divenuti ormai dormitorio per numerosi cittadini extracomunitari ed italiani e deposito di ingenti quantità di merci contraffatte.

I militari, insospettiti dal costante passaggio di questi ultimi in un’area diroccata dove, di notte, trovavano rifugio all’interno di una vera e propria baraccopoli, hanno effettuato per svariati giorni costanti servizi di appostamento.

All’alba di oggi è scattato il blitz eseguito dalla Guardia di finanza di Albenga e di Finale Ligure, con l’ausilio delle unità cinofile. Immediatamente i militari hanno trovato una situazione ben più grave di quella ipotizzata: persone straniere e italiane erano accampate negli edifici abbandonati e nelle adiacenti baracche versando in condizioni di igiene precarie e di estremo degrado.

All’interno di un locale sotterraneo i finanzieri hanno trovato un deposito di capi di abbigliamento ed accessori contraffatti. Nel corso delle attività, sono state identificate decine di soggetti extra-comunitari, quattro dei quali denunciati all’Autorità Giudiziaria per introduzione nello stato di prodotti recanti marchi contraffatti e ricettazione.

La Guardia di Finanza ha sottoposto a sequestro oltre un migliaio di prodotti contraffatti tra maglie, polo, piumini, borse ed accessori recanti marchi delle più note case di moda. Oltre alla merce già pronta per essere venduta nel tratto di litorale del ponente ligure tra Loano e Diano Marina, sono stati trovati centinaia di stemmi metallici e tessuti c.d. patch, riconducibili ai marchi Louis Vuitton, Gucci, Moncler, Peuterey, Prada, Colmar, Roy Rogers, Aeronautica Militare e Chanel, pronti per essere applicati su borse e capi di abbigliamento.

Con il ritrovamento degli stemmi, la Guardia di Finanza ha ipotizzato l’esistenza di un’articolata organizzazione criminale, strutturata sul territorio, in grado anche di produrre e personalizzare i prodotti di abbigliamento recanti marchi prestigiosi. Tale ipotesi è ora al vaglio dell’Autorità Giudiziaria inquirente.

Inoltre, sono stati rinvenuti numerosi book fotografici, assimilabili a veri e propri depliant, nei quali sono rappresentati i vari modelli disponibili. Questo stratagemma viene utilizzato per consentire ai singoli venditori abusivi di detenere piccoli quantitativi di merce e, quindi, in un certo senso effettuare vendite “su ordinazione”.

In tal modo, il sodalizio è in grado di evitare i sequestri dei prodotti da parte della Guardia di Finanza e delle altre forze di polizia.

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